Bremer: “Juventus club più grande d’Italia, ma all’inizio ho sofferto”
Gleison Bremer ha raccontato del suo passaggio dal Torino alla Juventus a ESPN. Rivelazioni importanti dal difensore brasiliano
Gleison Bremer si è preso la Juventus in pochissimo tempo. Ha cambiato sponda a Torino nel 2022, passando di fatto dai granata ai bianconeri. Un salto di qualità netto, e adesso è lui il vero baluardo della difesa di Max Allegri. Bremer è il perfetto centrale moderno, che punta sul fisico e sull’istinto per dare il meglio alla sua squadra. Ormai titolare inamovibile, ha giocato tutte le nove giornate di questo inizio di campionato, saltando solo sei minuti in seguito alla sostituzione. Ma è il giocatore di cui Allegri non può fare mai a meno. Oggi, Bremer benedice il suo trasferimento alla Vecchia Signora. Ne ha parlato ai microfoni di ESPN, raccontando dei dettagli davvero interessanti.
Bremer: “Fisicamente è stato complicato”
Passaggio alla Juventus: “Quando è arrivata la Juventus non ci ho pensato due volte. È il club più grande d’Italia e aveva da poco vinto il campionato per nove volte di fila. Inoltre, le convocazioni per il Mondiale del 2022 si avvicinavano e avevo bisogno di fare un salto per poter sognare di esserci anche io”.
Gran rapporto con Chiellini: “Gli ho fatto qualche domanda sul club e sullo stile di gioco dell’allenatore, lui si è dimostrato subito disponibile dicendomi: ‘Puoi andare senza paura, sei già pronto!’. Dopo quella chiacchierata è stata una scelta facile. Gli ho chiesto in cosa dovevo migliorare e cosa potevo fare per migliorarmi. Siamo in contatto costante. È un ragazzo che ammiro e spero di seguire le sue orme e fare il suo stesso successo alla Juve”.
Danilo e Alex Sandro, connazionali e compagni: “Mi hanno aiutato a capire cosa fosse la Juventus. Anche grazie a loro il mio adattamento e il mio inserimento nel gruppo non è stato complicato. La scorsa stagione abbiamo persino formato un trio di difensori centrali tutto brasiliano”.
La prima stagione complicata con la Champions League: “All’inizio è stato un po’ difficile perché giocavo ogni tre giorni, mentre a Torino giocavamo solo una volta a settimana. Fisicamente è stato complicato, il recupero era diventato troppo importante, quindi mi aiutavo con molti trattamenti e bagni di ghiaccio. A livello individuale però è stato un anno positivo, l’ho vissuto come un periodo di grande insegnamento. Quest’anno purtroppo non giocheremo la Champions, ma il lato positivo è che avremo più tempo per recuperare e concentrarci sul campionato”.