Serie A

Bremer-Juve, parla Petrachi: “Vi racconto come ho scoperto Bremer”

L’ex direttore sportivo del Torino, Gianluca Petrachi, ha parlato in escusiva a TMW della scoperta di Gleison Bremer. Il dirigente ha raccontato di come il giocatore lo abbia sin da subito colpito, ricordando i giorni in cui ne discusse con il presidente Cairo e l’allora allenatore Walter Mazzarri. Di seguito le sue dichiarazioni, estratte dalla suddetta testata.

(Photo by Emilio Andreoli/Getty Images)

Petrachi racconta la scoperta di Gleison Bremer

Sulla nascita dell’operazione Bremer
“I miei uomini mi passano il materiale, li guardo, li valuto e ci penso. L’ho visto a fine stagione calcistica 2017/2018. Mi ha colpito moltissimo. Poi nei primi di giugno sono andato in Brasile per vedere da vicino sia lui che Lucas Verissimo: volevo prendere entrambi. Gli dissi ‘prendiamo tutti e due’. Dovevo fare tre centrali e, come detto, pensavamo che Verissimo potesse prendere il passaporto. Bremer è un Chiellini, Verissimo un Bonucci. E poi Bremer aveva un grande potenziale: fisico, forza, bravo di testa… Intanto lavoravo su Gleison ma l’ostacolo duro era Verissimo che giocava già da un anno e aveva costi diversi, più alti, parametri che non potevamo poi avere”.

Sempre sull’operazione
“Cairo mi chiama e dico ‘Pres, prendiamo Bremer che è fortissimo’. Mi colpisce un gol che fa in Coppa con l’Atletico Mineiro e la struttura, i contenuti, si vedevano già. Torno in Italia e, siccome condivido i giocatori con gli allenatori, faccio vedere il giocatore a Mazzarri. Il mister non era convinto del ragazzo: il Presidente me lo fa presente ma gli risposi ‘ti fidi di me?’. Ero convinto del potenziale di Gleison, a prescindere dovevamo prenderlo. Era un Chiellini…”.

Sulle cifre
“E’ stato bravo l’intermediario Bertolucci, a farci prendere il giocatore e cifre ragionevoli contro lo scetticismo generale. Tutti si aspettavano Verissimo, invece presi Bremer ma volevo entrambi. Solo che Lucas aveva problematiche sul passaporto: aveva la moglie italiana e poteva diventare comunitario, ma le pratiche richiedevano troppo tempo”.

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Published by
Francesco Lionetti