L’ex dirigente di Milan e Barcellona, Ariedo Braida, ha parlato in una lunga intervista rilasciata al “Mattino”. Punti focali dell’intervento sono stati certamente la Serie A ed il Barcellona, con qualche pillola analitica sul calcio moderno e la sua evoluzione. Ecco le sue parole:
Si giocano i sedicesimi di Europa League: non le fa effetto che non si tratti di Champions?
“Il calcio a volte cambia rapidamente e anche squadre di grande livello non riescono ad ottenere i risultati sperati”.
Come mai secondo lei?
“Sono cose che possono accadere, soprattutto quando ti vengono a mancare giocatori importanti e nel caso del “Barcellona direi che l’addio di Messi ha causato un bel terremoto. Ma niente paura, sono momenti. Qualcosa di analogo è successo anche al Milan, ma l’importante è capire che si può ripartire quando si è arrivati alla fine di un ciclo. Sono certo che basterà solo un po’ di tempo per ritrovarsi”.
Xavi può essere la mossa giusta?
“È un ragazzo eccezionale. Essendo uno cresciuto nella Cantera sa bene cosa voglia dire lo stato di appartenenza per questo club. È come se lo avesse impresso nel suo stesso Dna. È andato in giro per il mondo e poi è tornato a casa dove tutti lo amano, a partire dai giovani”.
A proposito di giovani e di Cantera: il modello Barcellona è irripetibile altrove?
“Penso che alcuni valori si possano esprimere solo in contesti ben precisi e a Barcellona hanno il culto dei ragazzi”.
In che senso?
“Se un giovane arriva in prima squadra viene sempre difeso da tutto e da tutti. Questo perché amano la Cantera e si mettono sempre dalla parte dei loro prodotti. Hanno una capacità, forse unica, di creare humus importante all’interno del quale far sentire i giocatori a proprio agio. Così i ragazzi sentono di essere amati. Sentono l’importanza di una maglia impregnata del sudore e della storia del Barça”.
Modello inarrivabile anche in Italia?
“Da noi questa cultura un po’ manca. Ma devo ammettere che adesso il trend è positivo. Sassuolo, Atalanta lavorano benissimo con il settore giovanile. Noi alla Cremonese abbiamo Okoli che è un prodotto delle giovanili dell’Atalanta, ma anche Fagioli della Juve ed entrambi sono già nel giro della Nazionale di Mancini”.
E allora cosa manca?
«Nella Cantera del Barcellona i ragazzi sono soprattutto spagnoli e catalani, mentre da noi in Italia si prendono tanti stranieri anche per i settori giovanili. Capisco che anche il mondo del calcio sia oramai un villaggio globale, ma dovremmo dare più spazio ai nostri talenti. Posso fare un esempio? Il Barcellona ha Ansu Fati, che ora è infortunato e col Napoli non dovrebbe giocare, ma è un 2002 che da 3 anni è al top. Il futuro è suo ed è l’esempio della Cantera. Dagli allievi, che loro chiamano cadete è andato in prima squadra saltando la Primavera. Hanno capito subito che aveva qualità superiori e non hanno avuto paura di lanciarlo con i grandi. Anche adesso hanno una squadra giovane e molto interessante tecnicamente».