La Lazio, dall’urna di Nyon, ha pescato bene. Così dicevano commentatori e giornalisti all’indomani del sorteggio dei gironi di Champions League. In effetti, i belgi del Club Brugge ed i russi dello Zenit dovrebbero essere alla portata. Condizionale d’obbligo. Lo stesso che usiamo per il Borussia Dortmund che, invece, dovrebbe e potrebbe rivelarsi un ostacolo troppo alto. Specie a questo punto della stagione, con automatismi ancora da trovare e una rosa ridotta all’osso.
Le Wespen, d’altro canto, sono una presenza costante in Champions League dal 1995. Quando, da Campioni di Germania – a 32 anni dall’ultimo titolo – furono eliminati ai quarti di finale dall’Ajax. La prima partecipazione in assoluto, però, risale alla stagione 1963/1964, quando era ancora Coppa dei Campioni. Il cammino del Borussia Dortmund, allora, si fermò ad un passo dalla meta, in semifinale. Di fronte, l’Inter di Helenio Herrera, che dopo il 2-2 dell’andata, in Germania, vince 2-0 a Milano e vola alla finale di Vienna. Dove farà un sol boccone (3-1) del Real Madrid di Miguel Muñoz.
Il punto più alto, le Wespen lo toccano nel 1997, conquistando, un po’ a sorpresa, la loro prima ed unica Champions League. Se lo ricordano senza dubbio i tifosi della Juventus, che arriva alla finale di Monaco da imbattuta, al culmine di una marcia trionfale. Non che il cammino del Borussia Dortmund sia stato complicato: vince il proprio girone con 13 punti, a braccetto con l’Atletico Madrid, contro cui patisce l’unica sconfitta, del tutto indolore; nei quarti di finale trova i francesi dell’Auxerre, che liquida già all’andata, con un netto 3-1. In semifinale l’ostacolo è di quelli belli alti da superare, il Manchester United di Ferguson e della terribile classe del 1992. Passa il Borussia Dortmund, che si impone si all’andata che al ritorno con il minimo scarto: un doppio 1-0.
Nell’ultimo atto, come detto, la Juventus Campione in carica della Champions League e della Coppa Intercontinentale. Che poco o nulla può di fronte ad una squadra in evidente stato di grazia, che con la doppietta di Karl-Heinz Riedle dopo 34 minuti è già avanti 2-0. Nella ripresa, accorcia Del Piero al 65′, ma Ricken la chiude pochi minuti più tardi. Finisce 3-1 per il Borussia Dortmund, infarcito di “italiani”. Dai due ex juventini (destino beffardo…) Jürgen Kohler e Paulo Sosa a Matthias Sammer – fresco vincitore del Pallone d’Oro – e lo stesso Riedle, arrivati nella Ruhr nel 1993, rispettivamente dall’Inter e dalla Lazio.
L’anno successivo, le Wespen per poco non bissano il successo del 1997: arrivano fino alle semifinali, dove devono arrendersi al Real Madrid, che in finale batterà la Juventus, alla terza finale di Champions League consecutiva. Nelle successive partecipazioni – nel 2000, 2002 e 2003 – il Borussia Dortmund raccoglie solo un pugno di mosche. Da quel momento in avanti, le cose per gli Schwarzgelben non vanno troppo bene, né in campo né, soprattutto, a livello societario. Occorre risanare i conti e ricostruire, puntando su un allenatore giovane e pieno di idee: Jurgen Klopp. Che nel 2011 riporta nell’Europa che conta il Borussia Dortmund, ma senza superare la fase a gruppi.
L’anno successivo, invece, il 2013, è quello che segna il ritorno in finale, da Campioni di Germania in carica, a distanza di 16 anni dalla loro prima ed unica volta. La squadra di Klopp non diverte, incanta ed entusiasma, il girone è una mera formalità, ma anche un avvertimento: le Wespen ci sono. E infatti, anche con un po’ di fortuna, arrivano in semifinale dopo aver battuto gli ucraini dello Šachtar e gli spagnoli del Malaga. Di fronte, trovano il Real Madrid, già affrontato nel girone, che schiantano con un roboante 4-1 all’andata che i Blancos non riescono a ribaltare al ritorno. In finale, a Londra, per la prima volta, si scontrano due tedesche: Borussia Dortmund e Bayern Monaco. Partita equilibrata, i bavaresi vanno avanti con Mandzukic, le Wespen trovano il pareggio su rigore con Gündoğan, ma l’acuto, a pochi minuti dalla fine, lo trova Robben, che regala la Champions League al Beyern Monaco, la quinta.
Negli ultimi anni la presenza degli Schwarzgelben nell’Europa che conta è una costante: qualità e gioventù ne fanno non solo la stragrande favorita del gruppo F, quello della Lazio, ma anche una possibile mina vagante per la corsa al titolo…