Era nell’aria in questi giorni, il primo ministro britannico lo ha ufficializzato. Il tanto atteso Freedom Day – ovvero quello dello stop alle restrizioni causa Covid-19 – slitta dal 21 giugno al 19 luglio. Un atto prudenziale volto a favorire il processo vaccinale sulla popolazione e, al tempo stesso, non dare possibilità di rapida diffusione alla variante Delta del Coronavirus, vale a dire la cosiddetta variante indiana. Seppur in una situazione ancora serena e non emergenziale, la recente crescita dei contagi da Covid in Regno Unito, così come dei ricoveri, ha portato ad una riflessione importante che ha suggerito la via della pazienza.
“Dobbiamo aspettare ancora un po’”. Le parole di Boris Johnson. Quali ripercussioni ora su Euro 2020? Il Freedom Day era un’occasione importante per decretare un vero e proprio ritorno alla normalità. La FA inglese, così come la UEFA, erano pronti ad un aumento della capienza degli stadi per le partite del girone dell’Inghilterra, così come per due ottavi di finale, una semifinale e la finalissima di Wembley.
L’idea era quella di arrivare ad una capienza di 45mila spettatori superando l’attuale parametro del 25%. Uno stop nel percorso verso gli scenari pre-Covid. Uno stop doveroso per non rischiare di commettere nuovamente gli errori della seconda parte di 2020, quando la seconda ondata ha costretto a nuove pesanti chiusure e restrizioni generalizzate. Le parole di Boris Johnson come mantra per gli appassionati. Si aspetti ancora un po’ prima di poter vincere davvero la battaglia e tornare alla vita ‘normale’. Uno stop che non ferma la marcia verso la vittoria sulla pandemia che ha cambiato per sempre le vite di tutti.