L’Editoriale – Niente record per il Napoli, il Bologna la riacciuffa nel finale
Il Napoli va sul doppio vantaggio prima dell’ora di gioco, ma il Bologna pareggia nel finale, di seguito l’Editoriale per Calcio in Pillole.
L’Editoriale – Niente record per il Napoli, il Bologna la riacciuffa nel finale
Al Napoli serve un po’ per carburare il giusto agonismo. Anche perché la contrapposizione del Bologna è eccellente. Manifestazione palese dell’espressione del calcio moderno. I felsinei allietano con scambi rapidi, sempre pronti a giovare di più soluzioni in fase di scarico. La palla viaggia rapida, ma il Napoli alza baricentro e giri del motore. La pressione si fa intensa e le convinzioni tornano a palesarsi.
Tuttavia, niente avrebbe potuto presagire l’offuscamento fatale del numero 28 polacco. Obbligati al palleggio basso, i felsinei si rifugiano nelle doti di impostazione del proprio portiere. Il resto è il più comune degli scivoloni tecnici, con Osimhen che ringrazia e deposita in rete il più comodo dei venti e oltre gol stagionali.
Effetto anestetico sulla gara. Il gol azzurro rallenta ritmi sin li piacevolmente elevati. Il Napoli si concede alle imprecisioni di un usuale fine maggio, ma riescono a ritrovare gli spazi e le misure tra i reparti. Ne risente la velocità di fraseggio dei padroni di casa, e soprattutto la verticalità. Con Arnautovic disinnescato dalla coppia di centrali partenopei (ed una colpevole imprecisione), il Bologna è costretto a stagnare nel passaggio eccessivo di metà campo. L’aria di rigore diviene una chimera e l’orizzontalità una imposizione.
Nel secondo tempo i padroni di casa faticano a palesare presenza e competitività. La sfera è una prerogativa indiscutibile degli azzurri, ed i corridoi costituiscono favorevole compartecipazione del Bologna anche nel raddoppio. Il nigeriano allunga sull’argentino e così sigilla il meritato traguardo del capocannoniere del torneo.
Il Napoli, poi, fa quel che raramente ha fatto in stagione. Abbassare ritmi e, specialmente, concentrazione. Gli spazi si aprono e la respinta poco felice di Gollini favoriscono Ferguson per la rete che accorcia le distanze.
Pur risentendo di una gara, per larghi tratti, sempre alla rincorsa dell’avversario, il Bologna ci crede. Le occasioni ci sono, e gli uomini di Thiago Motta riescono in quel che era mancato nella prima frazione. Verticalità e conclusione. Una sollecitazione – finalmente – frequente di Gollini. La rimonta è una logica conclusione della spinta profusa nei minuti finali.
L’Editoriale – Niente record per il Napoli, il Bologna la riacciuffa nel finale
Il traguardo del record storico di punti era ad un passo. Il Napoli magnifico di Spalletti non riuscirà a superare l’altrettanto eccezionale Sarriano. Non sarà motivo di disperazione, ma i ragazzi di Luciano l’avrebbero meritato. Il giusto coronamento di una stagione che, certamente, non solo riscriverà i libri di storia del club. Un dominio mai in discussione, all’insegna della straordinarietà di gioco e di agonismo. Un campionato che verrà ricordato per padronanza di sé, e degli avversari. Sarebbe stato il merito che si fa materializzazione plastica del successo, e che guida questi azzurri verso l’immortale memoria. Non servono, però, ulteriori dimostrazioni. Il Napoli è già campione. Questo basta.
Le ambizioni europee, per quanto remote – e legate a rovinosi destini altrui – avrebbe richiesto un bottino pieno. Sia chiaro, perdere punti con il Napoli è perfettamente preventivabile. Tuttavia, ad un centimetro dallo sforzo, e dal grande passo, la continuità avrebbe sicuramente giocato. Il Bologna, invece, è stata una manifestazione a corrente alternata. Tra bel (bellissimo!) calcio e blackout deleteri, l’incostanza del caldo pomeriggio bolognese ha finito per sfavorire le velleità di vittoria. Sprazzi e fasi di assenze, è maggio anche per i rossoblù. Poco male. È una stagione, anche per i felsinei, che non disdegnerà di meriti ed elogi. Partiti senza il minimo favore del pronostico, i consensi sono cresciuti a tal misura da alimentare speranze d’oltre confine. Un gran lavoro. Dei calciatori, della dirigenza. Soprattutto, di Thiago Motta.