La conferenza stampa di Sinisa Mihajlovic alla vigilia della partita casalinga contro l’Empoli. Presente in conferenza anche il centrocampista rossoblu Orsolini, in grande stato di forma nell’ultimo mese.
Si è chiuso il mercato. Un anno e mezzo fa disse che bisognava capire cosa il Bologna volesse fare da grande. Ad oggi lo ha capito?
“Orso prima di entrare mi ha detto di stare attento a quello che dico oggi. Noi non possiamo forzare i cambi di stagione, pensare che una mela verde abbia lo stesso sapore di una mela matura, occorre aspettare il tempo di maturazione di ogni cosa, lo stesso nel calcio. Per arrivare al calcio mercato, faccio a voi una domanda: vi ricordate Schouten, Svanberg, Hickey, Theate com’erano quando sono arrivati e come sono adesso? Sono gli stessi giocatori? Direi neanche lontani parenti di quelli che erano quando sono arrivati. Io so bene quanto tempo ci vuole per adattarsi. Quando arrivai a Roma dalla Stella Rossa mi ci volle più di un anno per abituarmi al campionato italiano. Tutti i giocatori che vengono, specialmente se dai campionato minori, hanno un loro tempo ‘di maturazione’. In squadra abbiamo 19 nazionalità diverse, un mappamondo. Ieri l’altro ho fatto un glossario italo-inglese per dare le nozioni di base ai nuovi arrivati, perché mi devo assicurare che quello che dico venga recepito. Abbiamo preso due giocatori stranieri e perso Dominguez per l’operazione, è poi partito Skov Olsen che non gradiva più rimanere qua. Quindi ora tutto dipende da quanto tempo ci mettono questi ragazzi ad ambientarsi, ma nonostante ciò l’obiettivo rimane comunque la parte sinistra della classifica. Sarà difficile raggiungerlo se ce la faremo saremo stati bravissimi, ma lo saremo ugualmente anche se non raggiungeremo l’obiettivo prefissato perché comunque avremo fatto crescere due giovani. A prescindere da ciò, noi tutti cercheremo di arrivare nella parte sinistra della classifica, ci mancano 16 partite e il nostro viaggio deve ripartire da domani. Tra l’altro questo campionato sembra un destino segnato, perché la partita con l’Empoli all’andata è stata quella della svolta e domani li ritroviamo dopo aver perso tre partite di fila. Da domani dobbiamo ritrovare la condizione e l’entusiasmo, dobbiamo giocare per riscattare quella sconfitta dell’andata e per riprendere il nostro viaggio. Nessuno di noi mollerà, siamo tutti convinti di poter arrivare al nostro obiettivo seppur difficile, come sempre senza cercare alibi. Sul mercato la società ha fatto quello che ha potuto“.
Come si inquadra Dijks in questa situazione?
“La cultura di un gruppo viene data dall’esempio dei giocatori più esperti e di quelli che sono in squadra da più anni. Basta vedere la foto di Bonucci con Vlahovic: sicuramente assieme a Chiellini gli spiegheranno le regole della Juve, come e cosa deve fare. Perché in un gruppo ci sono delle regole. Mitchell è qua da quattro anni e non si è comportato in linea con l’atteggiamento che io mi aspettavo. Lui ora deve riconquistare la mia fiducia e quella dei compagni, poi dipende da lui quanto e come giocherà da qui a fine campionato“.
Aebischer?
“E’ un nazionale svizzero, ha giocato diversi anni in Champions League perciò è un giocatore di qualità, però ci vuole tempo per adattarsi. Io lui l’ho visto poco, ma mi fido della società. E’ sicuramente un giocatore importante, così come Kasius che ha gamba, è giovane e di prospettiva. Sono due ragazzi di talento che ci possono dare una mano, ma dobbiamo vedere quanto tempo passerà per arrivare al momento in cui saranno pronti per darci una mano. Purtroppo la necessità mi imporrà di buttarli dentro prima di quando loro saranno effettivamente pronti. Dipenderà tutto anche dalla loro intelligenza, io gli ho già dovuto spiegare tutto proprio per le necessità che abbiamo“.
Schouten come sta?
“Sta bene, ma dobbiamo gestirlo con intelligenza. Lui si conosce e quindi sa quando deve rallentare. Speriamo di recuperarlo presto al 100%, adesso non lo è, ma nelle ultime due settimane si è allenato bene e gradualmente troverà la condizione migliore“.
Per Orsolini: Prima dovevi giocarti il posto con Skov Olsen, ora con Barrow. Cosa cambia?
Orsolini: “Sono cambiate le cose dal momento in cui abbiamo cambiato il modulo. Devo dire che mi sto trovando abbastanza bene nella nuova posizione e questo grazie anche all’aiuto di Arnautovic che ha qualità ed esperienza e mi ha aiutato a ritrovare la via del gol. Ora si, è tornato Musa, ma so che dipende anche da me perché se dovessi continuare a fare gol in difficoltà andrà il mister“.
Per Orsolini: Come stai con la spalla?
Orsolini: “Avevo subito una botta a Cagliari che mi ha causato un fastidio notevole. Dopo la partita di Verona ho avuto molto male, avevo fatto una doppia puntura prima della partita e una nell’intervallo. Questa sosta è servita per recuperare energie e sto molto meglio“.
In futuro sarà possibile vedere un tridente con Orsolini, Arnautovic e Barrow?
“Si, un bel 3-4-3. E in quel caso si devono preoccupare i difensori avversari. E’ una soluzione a cui sto pensando, ma prima di questo devo avere un po’ di certezze”.
Con il cambio di modulo c’è stato un cambiamento. Si aspettava qualcosa di più?
“Si può fare sempre meglio, poi c’è da dire che ci sono stati tanti fattori che hanno influenzato le ultime partite. In settimana ci siamo allenati bene, è tornata fiducia e siamo pronti per ripartire“.
Per Orsolini: Com’è cambiata la confidenza con il mister?
Orsolini: “Quando siamo arrivati, prima, ci siamo detti di non dire cazzate in conferenza, e ho detto al mister che doveva stare attento soprattutto lui. Calcisticamente, sono cresciuto tanto. Il bello del mister è che gli si può dire tutto, è aperto al confronto e preferisce che le cose gli vengano dette in faccia. In questo senso ho imparato a relazionarmi nel modo giusto“.
Arnautovic come sta?
“Sta bene, si è allenato nel modo giusto ma ora mi aspetto che si comporti sempre più da leader, che dia l’esempio ai compagni e li sproni a fare meglio“.
Per Orsolini: Sei stato vicino a partire destinazione Spagna?
Orsolini: “Se ne è parlato, quello si. Era però un periodo particolare per me, e ho preferito non prendere quella strada. Credo di avere ancora tanto da imparare dal campionato italiano e ho scelto di rimanere a Bologna. Inoltre, al netto delle altre uscite, non volevo che la rosa rossoblù si indebolisse troppo. Mi sono messo a disposizione della squadra, sono arrivati anche i gol e ora per me quello è un capitolo chiuso“.
Per Orsolini: Sei dispiaciuto della non convocazione di Mancini allo stage della nazionale?
Orsolini: “La nazionale non è una priorità in questo momento, non è una cosa che mi pesa come poteva esserlo qualche mese fa. Voglio fare bene qui, se poi dovesse arrivare un’ulteriore convocazione sarò contento“.
Morandi e Cremonini a Sanremo stanno portando Bologna in alto, il Bologna invece in Europa ci arriverà mai?
“Li ho sentiti, sono stati fantastici e Gianni è tra i miei preferiti per la vittoria“.
L’addio di Skov Olsen?
“Quella di Skov è anche una mia sconfitta, perché non sono riuscito a far uscire il suo carattere. Può sicuramente diventare forte, ma deve migliorare qualcosa caratterialmente. Io personalmente non sono riuscito a trovare la medicina giusta per lui“.
Rojas?
“E’ stato preso per la primavera , l’ho visto poco per ora“.
Come spiega il fatto che il campionato italiano è quello che valorizza di meno i giovani cresciuti nei suoi settori giovanili?
“Io i giovani li ho sempre fatti giocare, e bisogna avere anche coraggio in questo. Pensando ai settori giovanili italiani, ricordo gli allenamenti dei miei figli. Gli allenatori pensano da subito ad allenare la tattica, poi arrivano in prima squadra e non sanno neanche stoppare la palla. E soprattutto tanti in Italia allenano sperando i giovani sperando di arrivare poi ad allenare in alto. E poi c’è il fattore genitori: il calcio è importante, come lo è lo sport in generale che ti insegna cosa vuol dire vincere e cosa vuol dire pendere, ti toglie dalla strada. Ma questo a prescindere dal fatto che un giorno uno possa guadagnare da vivere con il calcio. E spesso invece capita che i genitori inducano i figli ad abbandonare la scuola pensando che possano diventare dei campioni. Ma lo sport non è questo. E’ la passione che ti trascina a fare tutto, a prescindere dell’obiettivo. Per tutto questo, tornando al calcio dei giovani di oggi, penso che ci sia meno passione e troppa voglia di raggiungere un obiettivo grande, già da subito“.