Bologna, Mihajlovic: “Mi è mancato tutto. Il nostro segreto è la coesione”
Sinisa Mihajlovic è finalmente ritornato a casa, nel suo Bologna. Il tecnico serbo ha lasciato l’ospedale nei giorni scorsi e nella vigilia del match fra la sua squadra e il Venezia di Soncin ha parlato in conferenza stampa.
Bologna, le parole di Mihajlovic
Com’è stato il ritorno? “Dal momento che sono rientrato in ospedale, il mio obiettivo è stato quello di tornare alla normalità il prima possibile. Quando mi sono trovato dopo trenta e passa giorni di nuovo in campo è stato bellissimo, sono emozioni che purtroppo ho già vissuto. La salute ti fa godere la vita ma la malattia ti fa comprenderne benne il significato e dopo un sacco di tempo persino una passeggiata ti fa rinascere. Devo dire che questa volta è stato più pesante dal punto di vista mentale perché per il Covid sono dovuto rimanere sempre da solo, ho visto mia moglie solo per tre ore in un giorno. La prima volta ricevetti tante visite di amici, cose che danno un senso al percorso e che ti facilitano una permanenza come quella in ospedale… Stare sempre da soli è dura, ho sofferto molto. La famiglia, grazie alle tecnologie, mi ha dato forza; parlo della mia famiglia di sangue ma anche dei miei giocatori che mi hanno aiutato a passare un tempo che sembrava infinito. Colgo l’occasione per ringraziare squadra, società, staff, medici e infermieri che mi sono sempre stati vicini… Ormai sono di casa al Sant’Orsola, quando smetterò di allenare farò la guida turistica in ospedale (scherza, ndr). E’ stato brutto ma sono qua e questo è quello che conta”
Il segreto del Bologna secondo Miha: “Nelle motivazioni del premio ricevuto dalla Lega come Coach of the Month hanno spiegato che c’è la coesione tra miste re staff tecnico. Loro hanno fatto bene e farlo per la seconda volta non era scontato anche al netto del fatto che abbiamo perso alcuni senatori in squadra. I ragazzi più esperti che sono rimasti, però, hanno aiutato lo staff tecnico dimostrando che nelle difficoltà si può contare su di loro. Sono dovuto andare in ospedale per fare le cose che volevo, ma meglio tardi che mai. Abbiamo tre partite davanti e dobbiamo fare del nostro meglio per ottenere più punti possibili. Mi farebbe piacere finire bene la stagione anche per dimostrare che squadra siamo a molta gente che non aveva fiducia. Abbiamo vissuto dei momenti difficili quest’anno ma siamo riusciti a trovare un grande equilibrio in noi stessi capendo che lavorando bene potevamo toglierci delle soddisfazioni”.
Sul periodo positivo dei suoi ragazzi: “Vedere la squadra tranquilla e serena, che gioca, si prende le sue responsabilità, e chiunque va in campo è libero di mente e si diverte. Prima, non riuscendo a ottenere i risultati, vedevo giocatori titubanti, poi riuscendo a ottenerli siamo riusciti a liberare la mente e a prendere consapevolezza nelle nostre capacità. Abbiamo cercato di mettere in difficoltà sempre qualsiasi squadra, mettendo in campo i nostri principi di gioco e morali. E’ un meraviglia vedere giocatori che giocano con serenità”.
La partita più importante: “Quella con l’Inter perché sentivo da troppo tempo che questa era partita scontata, che l’Inter voleva vincerla tramite i ricorsi e questo mi faceva arrabbiare. L’ho detto anche a loro prima della gara: ‘Hanno provato a vincerla prima perché sul campo non la vinceranno mai’. Io amo l’Inter e ho grande rispetto per tutti, compreso per Simone, ma se c’è una cosa che mi dava fastidio era l’atteggiamento che era stato tenuto nei confronti di quella partita. Non dormivo la notte, non volevo che succedesse quello che tutti davano per scontato”.
Sullo scudetto: “Io facevo il tifo per il Napoli, tra Milan e Inter non ho particolari preferenze. Avevo scelto il Napoli perché mi piace il gioco, la passione che mettono in campo e che mette la gente. Se avesse vinto il Napoli avrebbe fatto bene al calcio italiano..”
Su Real-City: “L’altro ieri ho parlato con Sacchi e ci siamo confrontati anche su quanto abbiamo visto in Europa. In Italia siamo ancora molto lontani da quel tipo di gioco, certe squadre fanno un altro sport. C’è tanta intensità e qualità in campo, si gioca per far un gol in più, non per farne uno in meno, si rischia e ci sono anche tanti più errori individuali: c’è meno tattica che porta un maggiore spettacolo. Alcuni errori che vedi in Europa in Italia difficilmente li vedi, però proprio per questa intensità le partite diventano belle. Gli arbitri stessi cambiano, tanto che ho chiesto a Orsato perché non arbitri così anche in Italia. Dipende tutto dalla mentalità, i nostri giocatori si buttano per terra, strillano, il gioco è spezzettato e perde d’intensità. Ovviamente paga lo spettacolo. In Italia però, dal punto di vista tattico, il campionato è molto più difficile”.
Su Kasius: “Kasius ha fatto bene, stiamo lavorando con lui perché è un giocatore di qualità, che sta migliorando sotto tanti punti di vista, in particolare in fase difensiva. E’ un giocatore di prospettiva, sono stato contento per lui, ero fiducioso per questo ho scelto di metterlo in campo. A centrocampo abbiamo recuperato tanto, quindi ruoteremo qualcosa. E’ sicuramente stimolante avere molte soluzioni, e comunque ogni allenatore mette in campo i giocatori che pensa gli possano dare di più in quella partita, conscio anche dei cinque cambi a disposizione”.
Sulla partita contro il Venezia: “Domani sarà una partita difficile, anche perché loro giocano in casa e faranno una partita di orgoglio, una partita della disperazione. Noi sappiamo cosa vuol dire essere disperati dato che lo siamo stati anche noi, e conosciamo i pregi e i difetti di una squadra disperata. Dobbiamo essere sereni, fiduciosi, tranquilli, e non cadere nel le provocazioni, dobbiamo essere spietati. Domani il Bologna dovrà pensare solo a sé stesso, ringrazio anche i tifosi che domani verranno con noie che sicuramente ci daranno una mano. Se sarà così avremo molte possibilità di fare risultato”.