Quante volte abbiamo sentito dire: “è un orgoglio vestire questi colori?”. E quanti sono i calciatori che, alla prima rete con la nuova squadra, baciano lo stemma e corrono verso la curva? Gesti dettati dal momento, a volte anche dal calcolo. Ma che un tifoso, un ragazzo della curva, non dimentica e, soprattutto, non perdona al momento dell’inevitabile voltafaccia.
Sì, perché al di là della retorica i giocatori che legano l’intera carriera alla stessa squadra si contano sulle dita di una mano. Su tutti, al via di questa Serie A, Lorenzo Insigne, capitano e simbolo del Napoli, e Gigi Buffon, da due decadi alla Juventus, ma cresciuto nel Parma e passato per il PSG.
Poi ci sono quei calciatori che diventano tutt’uno con il club in cui giocano, interpretandone lo spirito ed i sentimenti. E qui di esempi potremmo farne a centinaia: da Paolo di Canio, ancora amatissimo dai tifosi del West Ham, a Samir Handanovic, bandiera poco appariscente dell’Inter. Nessuno dei due, ovviamente, è cresciuto tifando per gli Hammers o per i nerazzurri, ma il bello del calcio sta anche in questo. Ossia nella costruzione, da parte del tifoso, del mito. E, inevitabilmente, nella sua distruzione.
Iconoclastia? No, piuttosto incapacità di accettare la realtà. Ossia che a certi livelli fare il calciatore è essenzialmente un lavoro, e per i sentimenti non c’è molto spazio. E la nostra non è una disamina cinica: nessuno tifoso della Fiesole si sognerebbe mai di passare alla Juventus. Eppure, tra Firenze e Torino, e tra Torino e Firenze, sono passati tanti grandi campioni. Per non parlare di chi, da Ronaldo a Vieri, ha giocato per entrambe le squadre di Milano.
Gente senza cuore, questi calciatori. No, anche loro hanno un cuore, solo che molto spesso fa fatica, tantissima fatica, ad incontrare le ambizioni professionali e le possibilità. Quando succede, però, è un sogno che si avvera. Un sogno che ha vissuto, per 12 mesi, Cristiano Biraghi. L’esterno di Cernusco sul Naviglio è cresciuto con la maglia dell’Inter cucita addosso, come una seconda pelle.
Entrato nelle giovanili nerazzurre a 15 anni, nel 2007, non ha mai avuto la possibilità di coronare il suo sogno, quello di difendere i colori nerazzurri in Serie A. Ceduto al Pescara quattro anni fa, nell’estate del 2018 è finito alla Fiorentina, ben lontano da San Siro. Agli sgoccioli dello scorso mercato estivo, però, arriva la seconda opportunità: Biraghi torna a Milano, nella sua Inter, in uno scambio di prestiti con il brasiliano Dalbert.
Eccolo, il sogno che si avvera, quello che ogni tifoso vorrebbe veder realizzare. Dura 12 mesi, perché Antonio Conte decide di non puntarci: è tempo di tornare a Firenze e mettersi agli ordini di mister Pioli. Senza dimenticare, però, il piacere di un anno con la maglia della squadra del cuore, ricordato in un bellissimo post su Instagram. Che riportiamo integralmente, perché nel calcio di oggi c’è ancora bisogno di passione, riconoscenza, franchezza e capacità di sognare.
“Aver vestito questi colori per me è stato un onore e un privilegio. Aver giocato nella squadra della mia città, la squadra per la quale ho sempre fatto il tifo. È inutile nascondere i sentimenti, soprattutto quando si chiude una pagina. Finisce dopo un anno questa grande opportunità, che sono convinto di aver onorato nel migliore dei modi. Indossare questa maglia, giocare a san Siro, contribuire alla crescita di una grande squadra ha un sapore speciale. Una stagione intensa, vissuta sempre al massimo, utilizzando ogni energia. Avrei voluto poter festeggiare con un trofeo, ci siamo solo andati vicinissimo: sarebbe stato un sogno.
Mi rimangono nel cuore 12 mesi fantastici. Mi rimangono i colori, le emozioni forti, le sensazioni uniche, i 3 gol e i 7 assist e anche le panchine. I tifosi, nei quali mi sono sempre rispecchiato. Passare dalla curva al campo è un passo che non molti hanno avuto l’onore di fare. Io ho avuto questo privilegio e sarò sempre grato di questo. Per questo ringrazio tutti, nessuno escluso, per questa bella opportunità. Ora si cambia di nuovo pagina: con lo stesso entusiasmo, la stessa voglia e ancora più ambizione. Ma sempre con l’Inter nel cuore”.