Bentornato Campionato: l’ottava di Serie A
La pausa nazionali non l’abbiamo mai amata. La riteniamo ladra, perché ci ruba la Serie A, ci priva delle nostre squadre del cuore. È un sentimento negativo che è andato in crescendo con il passare degli anni, soprattuto dal 2006, da quando l’Italia non ci ha più dato emozioni vere, forti, a meno che in qualche occasione come ad Euro 2012. L’amaro intorno all’azzurro e l’astio per lo spettacolo che contemporaneamente ci veniva sospeso ha raggiunto il suo picco negli anni di Ventura. Cerchiamo un giorno: Italia-Svezia.
Poi è arrivato Mancini, ha riportato l’entusiasmo in un gruppo di giocatori giovani. Quell’entusiasmo ha conquistato campi e risultati e consensi, fino ad arrivare a noi. Noi che per la prima volta, dopo tanto tempo, siamo stati in pace con la Nazionale. La pausa non ha sottratto. Polonia-Italia e Bosnia-Italia hanno aggiunto. Hanno aggiunto gli Azzurri alla Nations League e noi al loro seguito. Quasi ci dispiace far scorrere le immagini di quegli amabili ragazzi per far spazio di nuovo al nostro campionato.
Ma è un dispiacere che dura poco, come quello del primo chewing-gum che ti casca dal pacchetto appena comprato, fai presto a prenderne un altro. L’altro, in questo caso, per noi amanti della Serie A, sarà Crotone-Lazio che aprirà il sabato del nostro calcio, maltempo permettendo.
C’è una squadra, quella di Stroppa, che semplicemente non si è dimostrata fin qui all’altezza della serie conquistata la scorsa stagione. I calabresi hanno fatto poco e lo hanno fatto male. C’è quasi nulla da salvare nelle loro prime sette partite, se non il pareggio con la Juve, e preoccupa di non scorgere problemi prettamente tattici o di atteggiamento ma solo tecnici, potrebbero costare una resa prematura e brutta da vedere. Urgono risposte dal campo. Ma su quello stesso campo ci sarà la Lazio. Gli uomini d’Inzaghi non stanno attraversando un buon momento, non lo attraversavano prima delle defezioni, non potrebbero adesso che perdono pezzi col passare delle giornate. Alcuni li hanno ritrovati, come Immobile e Lazzari. Ciò che ha colpito e colpisce dei biancocelesti è il cuore: non mollano, hanno mantenuto lo spirito di quelli capaci di fare più di quanto nelle proprie disponibilità, questo paga nel breve e soprattutto nel lungo periodo. Allo Scida lo scarto si annuncia incolmabile… ma il calcio è strano.
Come ampio è sulla carta lo scarto che intercorre tra Spezia e Atalanta, le due squadre che si affronteranno nell’anticipo delle 18. Scarto ampio ma differente, perché differente è lo Spezia rispetto al Crotone, neopromossa sì, ma di una grado e uno spessore diverso, basta guardare la classifica e le prestazioni, più mature, più all’altezza. Italiano ha un undici compatto, fastidioso per gli avversari, soprattutto in ripartenza. Ripartenze che l’Atalanta soffre, l’abbiamo visto proprio, ad esempio, a Crotone dove mancò la giusta cattiveria ai calabresi. Cattiveria che sembrano avere Nzola e Gyasi. I nerazzurri si giocano tanto perché Gasperini è orientato a dare ancora fiducia alla sua convinzione: quella di allenare una big. Una convinzione costata cara in precedenza, ma che probabilmente non può crollare prima della partita col Liverpool. Al Picco il turnover sarà massiccio e questo è un rischio grosso.
A chiudere il sabato, alle 20:45, Juventus-Cagliari. Al Cagliari mancheranno Godin e Nandez. Due uruguaiani, due perni fondamentali del Cagliari di Di Francesco. Non ci mordiamo la lingua dicendo che i rossoblù che andranno a Torino non avranno 3/4 di anima, tra carisma, leadership e polmoni. Punteranno tutto sull’attacco forsennato degli spazi che i bianconeri, inevitabilmente, concedono. Devi farlo quando ci sono delle mancanze altrui e tu puoi permetterti la velocità di Joao Pedro, Sottil, Simeone e Ounas. Non può permettersi passi falsi invece Pirlo, che ha parlato di dieci finali e deve, assolutamente, cominciare con il vincere la prima perché il campionato è tiranno e la Juve arriva, alla fine di questa sosta, con il tempo di transizione scaduto.
Ad aprire la domenica, alle 12:30, a Firenze ci sarà, quasi dieci anni dopo l’ultima volta, la Fiorentina di Prandelli che ospiterà il Benevento di Inzaghi. C’è grossa curiosità intorno alla Viola, perché l’impressione restituita sotto Iachini era quella di una squadra con delle potenzialità maggiori, soprattutto tecniche, rispetto a quanto visto. Sembra più giusto il modulo da cui si riparte, il 4-3-3. Gli undici sinora visti erano spesso mortificati dalla disposizione in campo. Cambiano, appunto, la disposizione e gli uomini. Vedremo Kouame non da prima punta, Pulgar finalmente in cabina di regia. Vedremo qualcosa di diverso, ed è quello che dovrebbe mettere sul piatto anche il Benevento. Perché il campionato dei sanniti è fatto di due ottime vittorie ben riconosciute ma poi nient’altro, o forse di una filosofia rispettabile ma non adatta al contesto.
Alle 15 a Genova, la Sampdoria dovrà vedersela col Bologna. Sulla carta si affrontano due squadre dal valore simile, una partita da metà classifica. Classifica però che, insieme ai numeri, ci dice cose migliori dei blucerchiati e tanti peccati degli ospiti. Sinisa ha bisogno di una vittoria disperatamente, aver fatto bene basta fino ad un certo punto, 6 sono i punti in 7 partite, poche sono le gare che mancano ad uno storico record negativo, quello dei gol subiti consecutivi. È doverosa un’inversione di marcia. Marcia che ha saputo ingranare l’undici di Ranieri, un undici che ad inizio campionato sembra avere poche possibilità, si è ripreso, ha ritrovato soprattutto equilibrio. Mancherà Keita, ma è lecito aspettarsi ancora una volta una Samp matura, una Samp a punti.
Punti che servono alla Roma per dire che, sì, c’è anche lei e non potrebbe essere altrimenti. I giallorossi, che alle 15 ospiteranno il Parma, sono una squadra che nel passare delle giornate ha trovato un senso. Si avvicinano sempre più all’idea di calcio del proprio allenatore. Sono imprevedibili, veloci, corretti nella disposizione a tre dietro. Mancheranno ancora Pellegrini e Dzeko, il lungodegente Zaniolo. Ma in avanti ci saranno ancora Pedro e Mkhitaryan, due over 30, capaci di fare ancora la differenza, perché vengono da un passato maggiore e se ne ricordano. Di fronte un Parma che ha deciso di salvarsi strappando la retrocessione con i denti, non con il gioco. Con i denti dovrà mordere, perché anche qui la classifica reclama. Il quadro è già delineato: i giallorossi attaccheranno, gli ospiti si difenderanno per poi ripartire, provando a ripetere la partita di San Siro.
A San Siro, invece, l’Inter scenderà in campo, sempre allo stesso orario, contro il Torino. Non se la passano bene entrambe, ma il Torino per valore e per storico è messo molto peggio dei padroni di casa. Conte ritrova Lukaku, l’uomo decisivo, quello che ti fa vincere anche quando non ci sei. Avrebbe qualche punto in più in classifica se il belga non fosse stato fuori. Ritrova anche Vidal almeno concettualmente, il Vidal che eravamo abituati a vedere su un campo da calcio, decisivo con il suo Cile. Se non c’è due senza tre, ritroverà anche la vittoria.
A circa 150km da Milano, contemporaneamente, si giocherà quella che è probabilmente la partita più interessante del campionato, sicuramente tra le due squadre più interessanti del nostro calcio. Verona-Sassuolo, Juric contro De Zerbi, intensità e pressing, contro difesa posizionale, possesso palla e verticalizzazioni. Verona-Sassuolo è la nostra Liverpool-Manchester City, e non c’è da vergognarsene, forse da esserne fieri, perché è un nostro prodotto, un prodotto delle idee. Avranno tanti indisponibili i padroni di casa, ma non sembrano le difficoltà a poterli scalfire. C’è un credo e questo vale di più degli uomini. Gli ospiti faranno ancora a meno di Caputo, ma hanno elementi capaci di raggiungere il massimo splendore in nazionale e un Boga sempre più in tiro. Se non sapete che partita guardare, l’avete trovata.
Alle 18:00 Udinese-Genoa, penultima e terzultima, è inevitabilmente uno scontro diretto. Ha pagato un inizio circostanziatamente difficile Maran, ma adesso è tutto passato, finito nel dimenticatoio. Il Genoa non può vivere in quel dimenticatoio, ma guardare avanti, ad una classifica che piange. C’erano altre speranze su questa squadra, forse le stesse della società e dei tifosi, è il momento di dar ragione o smentire speranze. D’altro canto è velata di nero anche la condizione attuale dell’Udinese, non per criticità di contesto, ma per inferiorità, o almeno quella manifestata sinora. L’impressione è che i bianconeri non siano mai partiti veramente, che Gotti non abbia trovato una disposizione e una veste per i suoi, un senso. I padroni di casa sono un tirare avanti, fino a che però non è dato sapersi. Sapremo che chi uscirà dalla partita con i tre punti potrà sperare in vita migliore.
Alle 20:45, a chiudere la giornata di A, il big match a calendario: Napoli-Milan. Prima contro terza, con un famoso tavolino a condizionare la classifica dei partenopei. Napoli-Milan è di un gusto quasi lontano, anni ’80. Al San Paolo sarà un revival, perché si affrontano due delle “big” che più hanno convinto in questo inizio stagione. Due che ci hanno fatto pensare a una pretendente diversa allo scudetto, che non sia la Juve, che non sia l’Inter. Non ci sarà Pioli in panchina e nemmeno il suo vice, fermati dal Covid, ma questo avrà un peso relativo. I rossoneri hanno un’identità precisa, sono una squadra semplice, pragmatica, verticale e diretta. Se un’assenza si farà sentire sarà quella di Leao, che al momento ha lo stesso peso di Ibra nello scacchiere, perché prende ampiezza e profondità, ciò di cui vive la sua squadra. Il difetto degli ospiti è che tendono a spezzarsi, il Napoli potrebbe approfittarne, con la sua velocità, la sua fame di spazio, fame che contraddistingue anche il capitano Insigne, in uno stato di forma eccezionale e decisivo.
Sarà l’ottava giornata di Serie A. Bentornato Campionato.