Bentornato, amato e odiato campionato
È difficile avere un rapporto sereno con la normalità in un momento tanto delicato e complesso, in cui persino ciò che amiamo diventa incomprensibile. Su tutto, il calcio, che d’estate manca come l’aria, ma che oggi, nell’incertezza in cui è costretto quotidianamente a calarsi, è visto come un “di più”. Uno svago inutile e persino offensivo, che va per la sua strada nonostante una pandemia che ha tolto al resto del mondo anche il piacere di una cena fuori. Polemica vecchia, superata già dopo la prima ondata, ma che si riaffaccia ogni volta che i numeri dei contagi, anche nel dorato mondo del calcio, superano i livelli di guardia.
In quest’ottica, la pausa per le Nazionali è stata accolta con una generale scrollata di spalle. Che senso avesse far spostare centinaia di calciatori professionisti da una parte all’altra del mondo o dell’Europa, non è ancora dato saperlo. Eppure, al netto dei bollettini, che ci prospettano una Serie A decimata dal Covid, abbiamo fatto presto a fugare anche questo dubbio. La Nations League, competizione di cui in pochi sentivano la mancanza, è diventata improvvisamente l’occasione di riscatto Nazionale. Anzi, della Nazionale. Simbolicamente guidata, da casa, dal ct Roberto Mancini, colpito dal Covid che minimizzava sui social solo qualche settimana prima.
Due vittorie convincenti, contro Bosnia e Polonia, bel gioco, tante certezze ed ecco che in dieci giorni l’Italia si è riappacificata con la sua Nazionale. E anche con la Nations League, che non si è ben capito cosa sia, ma che adesso abbiamo una gran voglia di vincere. Le Final Four (contro Belgio, Francia e Spagna) si giocheranno dal 6 al 10 ottobre 2021, probabilmente in Italia, ma di questi tempi fare previsioni a lungo termine diventa difficile.
Adesso, si torna alla normalità, sempre che di normalità si possa parlare. Al campionato, che avevamo lasciato in balia delle polemiche sui protocolli Covid e in mezzo ad una relazione complicata con le Asl. Da questo punto di vista, il nuovo protocollo Figc dovrebbe aver fatto chiarezza su tutte le debolezze del precedente. I tamponi saranno analizzati da un unico ente centralizzato, con la federazione dei medici sportivi che potrebbe farsi carico della gestione dei risultati. La quarantena, in una struttura da concordare, scatta per tutto il gruppo squadra quando un calciatore risulta positivo.
Tutto chiaro? Staremo a vedere alla prova dei fatti. Intanto, dalle nazionali per i club della Serie A arrivano notizie contrastanti. Da un lato, giocatori in piena forma e rinfrancati nello spirito da prestazioni maiuscole. Pensiamo a Morata con la Spagna, a Lukaku con il Belgio, a Belotti con l’Italia, ma persino a Muriqi con il Kosovo e a Pandev con la Macedonia del Nord. Dall’altro, si sono materializzate le preoccupazioni ed i timori della viglia: il virus viaggia veloce. I focolai di Serbia e Croazia ci restituiscono le positività di Brozovic e Kolarov dell’Inter, Lazovic del Verona, Milinkovic-Savic della Lazio. E ancora, Hysaj del Napoli, Dzeko della Roma, Malinovskyi dell’Atalanta e Pioli del Milan.
Una lista lunghissima ed in continuo aggiornamento. Ma anche in constante miglioramento, perché i guariti, come è ovvio che sia, sono tanti, e quasi tutti senza complicazioni né sintomi. Spiragli di luce, per riappacificarci con un campionato pronto a ripartire e a ricreare un entusiasmo che, complici gli stadi vuoti, manca da un po’. Eppure, la classifica corta, la mancanza di un’armata infallibile in grado di uccidere il campionato, e il bel gioco, sono segnali propedeutici ad una stagione che permette a tutti di sognare. Lo scudetto, per la prima volta da anni, non sarà una corsa tra la Juve ed i propri limiti, ma potrebbe coinvolgere cinque o sei squadre. Milan, Inter, Napoli, Roma, magari l’Atalanta e la Lazio, a nessuno è preclusa la possibilità di provarci. Allo stesso modo, come racconta la bella parabola dello Spezia, nessuno può pensare di salvarsi senza mettere in campo il meglio.
Da qui a Natale, il calendario è fittissimo, in poco più di un mese ci sono sette turni di Campionato. Una full immersion da cui si capiranno tante cose. Innanzitutto, chi resterà agganciato alle posizioni di testa. Con un occhio sempre attento alla Juve di Pirlo, che fin qui grosse risposte non le ha ancora date. E poi, soprattutto, se il Campionato sarà stato in grado di fare la pace con i suoi tifosi. Fisicamente lontani, stanchi, annoiati: solo il calcio giocato, e le emozioni che sa regalare, ha la soluzione. Bentornato, campionato, noi ti vogliamo ancora bene.