Serie A

Basta un attimo per tornare bambini. E la festa di Napoli parte da loro…

La città era già pronta. Celebrazione annunciata e preparata, la partita spostata, il boato alla vittoria dell’Inter contro la Lazio, sono state spente dalla prodezza granata. Dia è il guastafeste che segna l’1-1 a sette minuti dalla fine e rimanda l’esplosione tricolore. L’attaccante senegalese risponde a Olivera.

Basta un attimo per tornare bambini. E la festa di Napoli parte da loro…

Il bello dei tifosi è che fanno i tifosi. Una certa battente e amorevole irragionevolezza sarebbe persino prevista. Solo che le prime scene della giornata di ieri tolgono il fiato. Un’eccitazione comune, travolgente, entusiasmante. E poi il gelo, tra bandiere arrotolate e trombe senza più fiato, i bambini tristi che tengono per mano i papà con occhi pieni di lacrime trattenute, tutti a passo lento dentro un silenzio forte, profondo, sceso improvviso come una nube su una città stordita e incredula. Tant’è…

Con soli due punti in tre gare interne ad aprile il calo di condizione è evidente. Gruppo comunque ineccepibile per l’impegno profuso. Spalletti cerca in tutti i modi di dare lucidità a una squadra che sta accusando un calo fisico. Partita non brillante ma alla fine seppur nella difficoltà il Napoli gioca e non molla. La Salernitana, obtorto collo, non voleva fare da sparring-partner della festa scudetto e c’è riuscita con una gara accorta, senza mai perdere il senso della realtà. Con umiltà. Per Maurizio Sarri sarebbe la legge del contrappasso, per dirla in dantesco.

Se la Lazio mercoledì sera non dovesse battere il Sassuolo, consegnerebbe lo scudetto (proprio) al (suo) Napoli che quindi lo vincerebbe in albergo. Questo clima di attesa acuta della festa non ha fatto bene al Napoli, con la squadra che ha accumulato forte tensione. E si è visto in campo. Soprattutto al triplice fischio, coi ragazzi di Spalletti mortificati per non aver messo prima di tutti quel mattoncino che decretasse la vittoria aritmetica. Lo scudetto è cosa fatta e non da oggi. Manca infatti un punto soltanto per la matematica certezza della vittoria. Addirittura, con altissima probabilità, il Napoli lo vincerebbe comunque il titolo, anche se perdesse tutte le restanti partite.

La matematica non ha ancora assegnato lo scudetto al Napoli, ma la città inizia con i festeggiamenti. Cori, fumogeni, bandiere e musica accompagnano la folla lungo via Scarlatti e via Luca Giordano, al Vomero e in tutte le zone d’azzurro vestite, in attesa che si disputi la prossima giornata di campionato. Ci si convince di non essere più in grado di assaporare la magia dei momenti. Ci si convince che non sia possibile tornare bambini. Ma non è sempre così. Basta guardarli, i bambini. Basta prendere una bandiera con Osimhen e Kvara in bella vista e pensare a ciò che è stato, a ciò che sarà. Piccoli attimi che riportano all’adrenalina che non finisce mai, anche quando la carta d’identità sembra una sentenza. Piccoli gesti che danno sensazione di libertà che scorre nelle vene, alla felicità che non dipende da cosa si possiede o si raggiunge, ma da ciò che si rappresenta.

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Published by
Andrea Fiorentino