La battaglia tra Messi e il Barcellona ha la sua prima vittima celebre. Il presidente blaugrana Josep Maria Bartomeu, dopo aver inizialmente dichiarato di non avere intenzione di dimettersi, ha rassegnato le proprie dimissioni. Il governo catalano aveva dato il via libera al referendum indetto grazie alle 20.000 firme raccolte per la mozione di Censura alla dirigenza di Bartomeu. Un referendum dei soci del Barça che l’ormai ex presidente ha provato ad evitare a tutti i costi, senza risultati. Prima denunciando alla Guardia Civil irregolarità nella raccolta firme, poi puntando sull’emergenza Covid, e infine chiedendo al Segretario per lo Sport e l’Attività Fisica di rinviare la riunione per garantire una maggior sicurezza dei partecipanti, tutte richieste non accolte. Trovandosi davanti alla possibilità di diventare il primo presidente della centenaria storia del club catalano a rischiare di esser mandato via per volontà della maggioranza ha preferito lasciare.
BARTOMEU, IL DEBITO DEL BARCELLONA
Bartomeu non è salito sull’aereo con la squadra per Torino, attesa per il match di Champions contro la Juventus, ma ha convocato una giunta direttiva straordinaria, su Zoom. Al termine di questa il direttivo blaugrana, già diviso in precedenza, si è dimesso in blocco. Le prossime elezioni si svolgeranno in un periodo tra 40 e 90 giorni. L’ormai ex Presidente ha lasciato il Barcellona con un debito totale di 820 milioni di euro di cui 480 verso le banche. L’indebitamento netto in un anno è raddoppiato da 217 a 488 milioni.
IL BARCELLONA E L’EUROPEAN PREMIER LEAGUE
L’ addio di Bartomeu è sicuramente polemico. L’uomo ha anche rivelato le intenzioni del club a proposito della partecipazione alla Superlega, un progetto che sta avanzando sempre di più tra le big d’Europa, attuate dall’organizzazione di un campionato continentale che esula dallo stretto controllo della UEFA.
Il Barcellona esce quindi allo scoperto riguardo l’eventuale propria partecipazione alla European Premier League. Dietro alla creazione di questa nuova lega continentale ci sarebbe un forte interessamento della banca d’affari JP Morgan, che metterebbe a disposizione un prestito da 5 miliardi di euro. Una cifra davvero alto per i top club europei, pensando specialmente in ottica futura con gli annunciati tagli ai premi Uefa per la partecipazione alla Champions League.
BARTOMEU, 5 ANNI E MEZZO TRA ALTI E BASSI
Si chiude dunque il 27 ottobre 2020 la presidenza Bartomeu, la quale era iniziata il lontano 23 gennaio del 2014 con le dimissioni di Sandro Rosell, dopo il caso Neymar. Il 18 luglio 2015, poco tempo dopo la conquista da parte del Barça allenato da Luis Enrique del secondo triplete, Bartomeu fu rieletto col 54% dei voti, storicamente la percentuale più alta. Dal 2015 il Barça non ha più vinto la Champions ed è ha avuto un problema dopo l’altro.
Nel 2020 la situazione è continuata a precipitare, sia a livello sportivo che non. Per prima cosa l’assurdo licenziamento di Valverde, sostituito poi da Quique Setien dopo i no arrivati da Xavi e Koeman. Il Barçagate, con il club che aveva assunto lasocietà I3 Ventures, dedicata a screditare tutti gli avversari del presidente Josep Maria Bartomeu, o critici della sua gestione, mediante i social network. Tra questi erano finiti anche Piqué, Xavi e lo stesso Lionel Messi. L’argentino in particolare è stata probabilmente la goccia che ha fatto traboccare il vaso, spedendo un burofax in società facendo sapere la volontà di lasciare la città catalana. Da non dimenticare la Liga lasciata al Madrid, l’8-2 contro il Bayern e la Mozione di Censura. Elementi non da poco. Con Bartomeu, si chiude un capitolo che, seppur pieno di bassi, è stato comunque pieno di vittorie.
Durante la sua presidenza infatti il Barcellona ha conquistato quattro campionati, altrettante Coppe di Spagna, due Supercoppa spagnola, una Champions League, una Supercoppa europea e un Mondiale per club. Con il suo addio si aprono nuovi scenari anche per Messi, che potrebbe clamorosamente rimanere.