In principio fu il primo lockdown e, consequenzialmente, il primo grande stop delle competizioni sportive. Per circa tre mesi, gli atleti rimasero impossibilitati ad esercitare la loro professione. Ciò ha implicato, non solo lo stop alle competizioni, bensì la nascita di uno scenario, in cui, gli atleti hanno dovuto svolgere un’incompleta preparazione atletica, seguita da un numero più intenso di impegni ravvicinati. Il primo “allarme infortuni”, risalente a fine maggio, fu lanciato dalla Germania, il paese che per primo diede il via al ritorno in campo. Il ricercatore australiano Joel Mason, dell’Istituto di Scienze dello sport dell’Università di Jena, mostrava come in Bundesliga, il tasso di infortuni fosse aumentato del 266%, dal periodo pre-Covid al rientro post-lockdown. Da 0,27 a 0,88 infortuni a partita. Proprio nel campionato teutonico, dopo due giornate disputate dal rientro, si contavano già 65 giocatori in infermeria.
A inizio giugno, vale a dire, a poche settimane dal ritorno in campo, rappresentato dai match di Coppa Italia Juventus-Milan e Napoli-Inter, l’allarme infortuni riecheggia anche in Italia. Il 18 maggio, le squadre di Serie A hanno potuto ricominciare gli allenamenti di gruppo. Il 5 giugno, Ibrahimovic, Baselli, Pau Lopez, Manolas, Higuain e Milinkovic-Savic erano già ai box, a causa di problemi muscolari. Dalla 27esima giornata (prima dal rientro, ndr) alla 38esima, la percentuale di assenze causa infortunio, della Serie A, era aumentata del 26%.
I campionati, in un modo o nell’altro, si sono conclusi. Eccezion fatta per la Ligue 1 francese. Ora, l’Europa, così come tutto il mondo, prova a ripartire nella cosiddetta fase di convivenza con il virus. Ma l’allarme infortuni continua a tener banco, acuito dai controversi impegni delle nazionali, nonché da preparazioni pre-campionato versione “light”. Il nuovo allarme proviene dall’Inghilterra e, più precisamente, dalla BBC. I giornalisti britannici, verosimilmente, hanno acceso i riflettori sui 133 infortuni muscolari, riscontrati nelle prime nove giornate della Premier League 2020/21. Un incremento del 23%, rispetto allo stesso periodo in esame risalente alla passata stagione. In linea con i dati riportati, relativi alle ultime dodici giornate della Serie A 2019/20.
La nota testata inglese, affidandosi al parere dell’ex fisioterapista dell’Arsenal Gary Lewin, ha cercato di scorgere motivazioni dettagliate. Gary Lewin ha puntato il dito contro la mancanza di un adeguato pre-campionato, nonché di tempi di recupero non sufficientemente estesi, per la salvaguardia dei muscoli degli atleti.
La BBC, riprendendo tale concetto, mostra come tra la fine delle stagione 2019/20 e, l’inizio della stagione 2020/21, ci siano state a disposizione appena sette settimane, contro le dodici stabilite pre-pandemia. Quasi la metà. Si mette in evidenza, inoltre, come non vi sarà una vera e proprio pausa invernale. In compenso, saranno ben più numerosi gli impegni infrasettimanali, in parallelo a quelli delle nazionali.
Inevitabilmente, nel Regno Unito, si riaccende allora il dibattito sulle cinque sostituzioni, abolite ad agosto. L’analisi della BBC, mette in evidenza un curioso dato. Nonostante la contrarietà dei club ai “cambi estesi”, il Liverpool ha usato le cinque sostituzioni in tutti i tre match di Champions League (Nelle competizioni Uefa sono ancora in vigore, ndr), Chelsea, Manchester City e Manchester United li hanno usati in due match, sui tre totali disputati. In nessun caso, i club inglesi hanno effettuato meno di tre sostituzioni.
In Europa League, la situazione non cambia. Il Tottenham ha usato le cinque sostituzioni in tutti i tre match. Il Leicester in due su tre. L’Arsenal ha effettuato quattro sostituzioni in due match, e cinque nell’altro.
Considerazioni che faranno riflettere. Nono solo in Inghilterra. Se si guarda al campionato italiano, non si può ignorare il fatto che, all’ottava giornata del campionato 2019/20, gli infortunati “muscolari” erano 45. Ad oggi sono 59.