Calciomercato

Atalanta, retroscena su Scalvini: rifiutati 30 milioni

Spunta un retroscena di mercato su Giorgio Scalvini, l’Atalanta rifiutò un’offerta da 30 milioni di euro.

Tra i calciatori che più stanno mostrando il proprio potenziale in questo avvio di campionato c’è Giorgio Scalvini, difensore centrale dell’Atalanta, che in estate era finito nelle mire di alcuni grandi club proprio per le sue qualità nonostante la giovane età. Il talento della Dea sembrava anche aver attirato l’attenzione del Napoli, che doveva rimpiazzare Kim Min-Jae dopo la sua cessione al Bayern Monaco, ma alla fine è rimasto a Bergamo a causa dell’alta valutazione data dalla dirigenza.

Secondo quanto evidenziato da TMW però, c’è stato effettivamente un club su tutti che ha deciso di compiere un passo ufficiale nei confronti dell’Atalanta per acquistare Giorgio Scalvini, e si tratterebbe del PSG. Il club parigino era interessato al difensore centrale della Dea per migliorare il reparto arretrato dopo la partenza di Sergio Ramos, tanto da presentare un’offerta formale alla dirigenza dei bergamaschi, ma la trattativa non è mai entrata nel vivo a causa della differenza tra richiesta e proposta tra le parti che ha fatto naufragare i discorsi tra i due club nel corso dell’estate.

Atalanta, 30 milioni non bastano per Scalvini: ecco la richiesta del club

Photo by: Getty Images

L’offerta che il PSG avrebbe presentato alla dirigenza dell’Atalanta per acquistare Giorgio Scalvini si aggirerebbe intorno ai 30 milioni di euro, una cifra comunque importante, ma che non ha raccolto il parere positivo del club bergamasco. Per lasciar partire il talento classe 2003 infatti, la Dea non avrebbe preso in considerazione proposte inferiori ai 45 milioni di euro, soltanto per iniziare la trattativa. La cifra reale del valore del calciatore invece supererebbe i 50 milioni di euro, a dimostrazione dell’importanza del centrale per la rosa di Gian Piero Gasperini, che già dall’inizio di questa stagione ha deciso di puntare forte sul ragazzo per valorizzarlo ancora di più.

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Mirko Torre