Atalanta, lo Scudetto non è un sogno
Il Campionato è iniziato esattamente come era finito quello precedente. Il poco tempo a disposizione ha portato la stragrande maggioranza delle società a fare scelte conservative. Meglio continuare puntando sulle certezze degli ultimi mesi, che pensare o provare a costruire qualcosa di nuovo. Non c’è abbastanza tempo. E che sia stata la scelta più logica, lo dimostra l’ennesimo capitolo del miracolo Atalanta.
Che, ormai, miracolo non è più. Il ciclo di Gian Piero Gasperini è al suo quarto anno, e poggia su basi solidissime. La partita di ieri sera, in cui ha annichilito la Lazio, ha messo in evidenza alcune delle caratteristiche migliori dei bergamaschi. Atletismo, compattezza, una buona dose di cinismo, che denota, da sé, un atteggiamento già da grande.
Soffermarsi sui nomi può rivelarsi fuorviante. In quanti avrebbero scommesso sulla longevità del Papu Gomez? E quanti avrebbero immaginato che Duvan Zapata si sarebbe espresso a certi livelli? E ancora, alzi la mano chi avrebbe puntato su Hateboer, Gosens, Malinovskyi. Ecco, è questo il bello della Dea. La capacità di fare del collettivo un reale punto di forza, come neanche la Juventus e l’Inter possono ambire a fare.
Quando la lista degli assenti è lunga quasi quanto quella dei convocati, e nessuno pare accorgersene, è il segno che la squadra è già grande. E che il merito sia da attribuire al DS Sartori o al mister Gian Piero Gasperini, poco importa. Quel che importa, è che il calcio dell’Atalanta è efficace e moderno. I nerazzurri sanno adattarsi a qualunque avversario, e non vanno quasi mai in confusione. O almeno è così dalla seconda parte della scorsa stagione.
La cavalcata Champions dello scorso anno, con gli occhi di oggi, non ha davvero nulla di casuale, e potrebbe rivelarsi, chissà, il prologo a qualcosa di più grande. Parliamoci chiaro: lo Scudetto non è un sogno impossibile. La Dea se la gioca con tutte, persino con il PSG, e ci sono stati momenti in cui non avrebbe avuto nulla da temere neanche dal Barcellona o dal Real.
Certo, siamo d’accordo con Gasperini, è giusto riparlarne tra venti giornate. Solo che, a vedere la Dea di ieri sera e degli ultimi tempi, è difficile immaginare che tra venti giornate non sia lassù. A battersela con Inter e Juventus. Che hanno ancora, senza dubbio, qualcosa di più, in termini di rosa e di certezze. Nulla cui non si possa sopperire con una buona dose di incoscienza e la sfrontatezza. La Dea ha l’obbligo, almeno, di provarci, vada come vada: se non ora, quando?