Robin Gosens ha riavvolto il nastro dei ricordi e svelato ai microfoni di Gameplan alcuni retroscena sul primo anno vissuto all’Atalanta. Le dichiarazioni dell’esterno tedesco:
“Il mio primo anno a Bergamo è stato pieno di delusioni e insicurezza. Ero arrivato in un nuovo paese, non parlavo la lingua e non c’era nessuno ad aiutarmi. Per la squadra non ero importante, l’allenatore non aveva fiducia in me e, a volte, ha fatto capire che le mie capacità non fossero degne di un posto all’Atalanta. Non ricordo quante volte mi sono seduto nella mia stanza di notte chiedendomi se avessi rovinato tutta la mia carriera con questa mossa. Non ho giocato. Per la squadra ero invisibile e, al di fuori del calcio, non avevo una famiglia che mi distraesse. È rimasto così per la maggior parte della stagione. Faceva male quello che l’allenatore mi diceva, ma sapevo che avevo la qualità per giocare in serie A. Ho provato a fare le cose che l’allenatore mi chiedeva, ho continuato a fare sessioni di allenamento extra, ho imparato dai miei rivali e mi sono adattato lentamente ma inesorabilmente al livello richiesto. Sapevo che un giorno il duro lavoro sarebbe stato ripagato. Ho iniziato ad avere più tempo di gioco, mi sono trovato meglio nella squadra e sono diventato sempre più importante per loro, mese dopo mese e stagione dopo stagione. Adesso, dopo quattro anni qui a Bergamo, sono diventato un elemento centrale della squadra, ho giocato in Champions League e sono entrato a far parte della nazionale tedesca”.