Atalanta da Scudetto, la Dea si scopre cinica e non deve nascondersi
L’Atalanta conferma il suo straordinario stato di forma e lancia la sfida alla vetta della classifica. Il pesantissimo successo (l’ottavo di fila in campionato) di ieri contro la Roma all’Olimpico è un altro tassello della crescita esponenziale della Dea, ormai a tutti gli effetti una big della Serie A e con l’Atalanta non deve più nascondersi per lo Scudetto.
E se la vera anti Napoli fosse l’Atalanta per lo Scudetto? In questo campionato così equilibrato nelle zone altissime e che vede tante squadre in pochi punti nei piazzamenti di vertice, il turno conclusosi ieri sera col posticipo Roma-Atalanta ha fatto un po’ di chiarezza. Con la formazione partenopea che resta prima a quota 32, ma che deve guardarsi da una nuova inseguitrice solitaria come i nerazzurri di Gasperini, secondi da soli a 31 punti.
Atalanta, all’Olimpico un successo “da Scudetto”. Una squadra matura e cinica che ha imparato anche a trionfare da vera big
Complice ovviamente il KO della Lazio a Parma e il rinvio di Fiorentina-Inter, dove al Franchi si è vissuta la grande paura per Edoardo Bove e poi fortunatamente passata col passare delle ore. Ieri sera nel Monday Night che ha chiuso la 14ª di Serie A, toccava all’Atalanta fare il suo contro una Roma in crisi di risultati ma che comunque veniva dalla buona iniezione di fiducia arrivata dal pari col Tottenham in Europa League e col desiderio di fare bene davanti al pubblico di casa, che ha riaccolto per la terza volta Claudio Ranieri.
Un match che si è rivelato complicato per la Dea soprattutto nel primo tempo. con Gasperini (che non era in panchina in quanto squalificato lasciando il ruolo al vice Tullio Gritti) ha optato per la conferma del tridente pesante in attacco composto da Lookman e De Ketelaere a supporto di Mateo Retegui. Una prima frazione difficile per gli orobici, che non sono riusciti a imprimere quel ritmo furente e quei meccanismi di gioco chirurgici che hanno fatto la forza e le fortune dell’Atalanta. Merito di una Roma che ha saputo reggere sia come compattezza di squadra che nei duelli individuali l’urto dell’Atalanta, che quasi mai è riuscita a sfondare il muro giallorosso nonostante un maggioritario controllo del pallone e degli spazi in campo.
Il cinismo e la fortuna che aiuta le grandi. E la visione di Gasperini di togliere i titolarissimi
Insomma l’Atalanta non fa l’Atalanta all’Olimpico e Gasperini dalla tribuna in cui è relegato se ne accorge e ad inizio secondo tempo spariglia le carte per cercare di alzare ritmo e intensità. Fuori un anonimo Retegui (totalmente annullato da Hummels) e dentro Lazar Samardzic, con l’allenatore della Dea che rinuncia ad una punta reale e al capocannoniere della Serie A. Una rivoluzione offensiva che va a toccare gli altrettando deludenti Lookman e De Ketelaere, spesso i due giocatori di maggior talento della squadra ma che sono stati rimbalzati dallo schermo difensivo della Roma.
Fuori anche loro e dentro Brescianini e Zaniolo poco dopo l’ora di gioco e attacco totalmente cambiato per uomini e caratteristiche. In verità i nuovi ingressi portano più freschezza ma non cambiano l’inerzia di una partita che la Roma meritava di tenere almeno sullo 0-0, ma va apprezzato e citato il coraggio di Gasperini di rinunciare ai suoi tre elementi migliori in fase offensiva e provare a determinare coi cambi all’interno di una rosa forse mai così profonda e completa nella storia recente dell’Atalanta.
Il tricolore da sogno ad obiettivo. L’Atalanta è forte e consapevole e vince anche quando non convince del tutto
L’Atalanta non brilla ma poco dopo al 69′ passa comunque avanti con la fortuna e il cinismo delle grandi squadre, cogliendo il più classico dei gol sporchi che però nelle pieghe di un campionato può avere un peso enorme aldilà dei tre punti. Azione confusa in area della Roma, un rimpallo sfavorisce i giallorossi e la palla arriva al limite dell’area sul destro non proprio irresistibile di de Roon: deviazione di schiena di Celik e palla in porta. 0-1 alla prima vera occasione pericolosa e con un autogol che forse punisce oltremodo la squadra di Ranieri (beffata poi dal raddoppio dell’ex al veleno Zaniolo a fine partita), ma che è un simbolo forte della forza mentale di un Atalanta ormai non più considerabile come favola o semplice modello da seguire, ma una vera e propria big del campionato che ha imparato a vincere anche senza creare occasioni a profusione.
L’Atalanta non lo è più almeno dal 22 maggio scorso e dal trionfo in Europa League contro il Leverkusen e mai come in questa stagione può pensare a qualcosa di totalmente inimmaginabile se pensiamo a cosa era il club bergamasco poco più di 10 anni fa. La Dea resta bella ed è la squadra che gioca meglio in Serie A, ma ora sa vincere anche nell’altro modo e non è una bella notizia per le rivali. Venerdì sera c’è un altro test importante contro il Milan a Bergamo, un altro big match per decretare come la parola Scudetto in casa Atalanta sia ormai un obiettivo concreto e non più solo un sogno.