Astori, domani l’udienza dell’unico imputato, il professor Galanti
La morte di Astori
Sono passati quasi tre anni dalla drammatica mattina del 4 marzo 2018, quando Davide Astori, capitano della Fiorentina, viene trovato morto. La squadra è a Udine, dove avrebbe dovuto giocare la 27esima di campionato, ma la mattina, come un fulmine a ciel sereno, la notizia che squarcia la serenità del mondo del calcio. Davide Astori se n’è andato, nella notte. Il cuore, si scoprirà in seguito, non ha retto, a causa di una malattia silente, difficilissima da diagnosticare. Cardiomiopatia aritmogena. Una malattia del cuore che provoca aritmie dovute ad alterazioni del ventricolo destro, e colpisce soprattutto gli atleti più giovani, sotto i 35 anni.
Le indagini
La Procura di Firenze, comunque, si è subito attivata per individuare eventuali responsabilità. Nel mirino di questo secondo filone d’inchiesta, il più importante, sono finiti tre medici. Giorgio Galanti, all’epoca direttore sanitario della Medicina dello Sport e dell’azienda ospedaliera universitaria di Careggi; Pietro Amedeo Modesti, dirigente dell’azienda ospedaliera di Careggi; il medico dello sport Loria Toncelli, all’epoca collaboratrice di Galanti. L’ipotesi di reato è la redazione di documenti sanitari falsati e manomessi, ma l’accusa più grave è quella di omicidio colposo, reato per il quale è stato indagato il solo Galanti. Reo, secondo la Procura, di aver convalidato l’idoneità sportiva senza considerare le anomalie fisiche di Astori nelle prove di sforzo.
L’udienza
Le indagini si sono concluse lo scorso settembre, e domani ci sarà l’udienza del dottor Galanti, che ha scelto il rito abbreviato. La novità, importantissima, è arrivata ieri: la perizia del Tribunale di Firenze dovrebbe scagionare il medico. Secondo quanto riportato dall’edizione online di “Repubblica”, infatti, anche con l’utilizzo dell’holter cardiaco la patologia che affliggeva Davide Astori sarebbe stata difficilmente intercettabile. In sostanza, secondo il parere del medico legale Gian Luca Bruno e del cardiologo Fiorenzo Gaita, la morte di Davide Astoria non poteva essere evitata. L’uso dell’holter, in questo senso, avrebbe potuto aiutare, ma senza garantire una corretta diagnosi.
La reazione della vedova, Francesca Fioretti
Ieri, intanto, a rompere il silenzio è stata la vedova di Davide Astori, Francesca Fioretti, che ha affidato al suo profilo Instagram il suo pensiero sulla perizia. Che riportiamo integralmente: “In questi anni ho sempre voluto evitare dichiarazioni pubbliche sulla morte di Davide e sul processo in corso. Ho sempre confidato che l’onestà e la pulizia che Davide ha dimostrato fuori e dentro il campo avrebbero portato a risposte altrettanto oneste e pulite. È ancora così, ho ancora fiducia che accada. Leggo in queste ore notizie che non sarebbero dovute essere divulgate. Resto stupita da questo passo così avventato e dal fatto che venga fornita un’interpretazione parziale e contraddittoria di una perizia medica che rappresenta a ogni modo solo una di quelle di cui dispone la magistratura. Il processo in corso serve ad arrivare a una verità, che non sarà consolatoria in ogni caso: l’idea che la morte di Davide potesse essere evitata aumenta persino il dolore. Ma se esisteva anche la più piccola possibilità che avesse a disposizione un minuto in più, un’ora in più o la sua vita intera, io credo che quella possibilità dovesse essere esplorata, che lui meritasse di averla e che tutto ciò che l’ha ostacolata debba in caso venire alla luce. Per lui e per evitare che succeda di nuovo. Nutrivo molti dubbi sull’essere presente di persona alla prossima udienza, ora sento di dover essere lì, a dimostrare simbolicamente, con forza e senza rancore, che è solo in quell’aula che la verità potrà essere accertata, accettata e condivisa. Il passato e il futuro ci chiedono di essere coraggiosi”.