Archiviata la stagione calcistica più travagliata di sempre, non c’è neanche il tempo di andare in vacanza, che il Campionato è già praticamente alle porte.
Eppure, per capire la Serie A – e non solo – che verrà, non si può che ripartire dalla stagione appena conclusa.
Lo facciamo, a CIP, con Federico Casotti, executive producer di DAZN, una vita nel calcio, dalla redazione di Sportitalia alla direzione dell’edizione italiana di Goal.com, passando per le telecronache di Sky.
Federico, racconti il calcio, con ruoli diversi, ormai da 15 anni: che idea ti sei fatto su quest’ultima stagione? Alla fine, ha espresso i valori in campo, senza grandi sorprese, né in Serie A, né nelle Coppe Europee …
E’ stata una stagione anomala, che a mio parere è stato giusto concludere anche a costo di stravolgere i calendari e iniziare in ritardo la 2020/21. La sosta del lockdown nei campionati ha fatto il gioco delle squadre strutturalmente più forti, spezzando il ritmo di quelle che forse viaggiavano al di sopra delle loro possibilità. La Lazio è l’esempio: se non ci fosse stata la sosta avrebbe potuto continuare a lottare per il titolo. La Champions League è stata atipica più per la collocazione in calendario che per la pur strana final eight. Poteva vincerla chiunque, credo l’abbia vinta la squadra più forte.
Guardando la classifica, l’Inter sembra avere praticamente annullato la distanza dalla Juventus. Chi parte favorita nel prossimo Campionato, la Juve di Pirlo, con 9 scudetti consecutivi alle spalle, o l’ambiziosa Inter di Conte?
CR7 è ancora un elemento che distanzia tanto chi ce l’ha da chi non ce l’ha. Vedo la Juventus ancora favorita, seppur con un’Inter in evidente crescita. Mi aspetto un testa a testa come nel 2018 tra Allegri e il Napoli di Sarri, a maggior ragione con lo scontro diretto alla penultima. Non so chi possa insidiare questa corsa a due, forse l’Atalanta.
Facendo un passo indietro, l’esonero di Sarri non ha stupito quasi nessuno: c’è il rischio che sia già finita la parabola di un allenatore fuori dagli schemi? E allo stesso tempo, Pirlo non è un azzardo?
Ragionando freddamente, Sarri alla Juventus ha vinto lo scudetto con un punto di vantaggio sulla seconda, ha passato i gironi di Champions e ha perso Supercoppa e Coppa Italia. Agnelli deve avere concluso che, con questa squadra, un esordiente preparato come Pirlo possa raggiungere come minimo questi obiettivi, che sono del resto meno del minimo sindacale per la Juventus. Sarri è stato una fusione a freddo che non ha convinto nessuno sin dall’inizio. Pirlo è una scommessa totale, non sappiamo nulla di lui allenatore: l’unica cosa da fare è aspettare di vederlo all’opera.
Rientrata la frattura con la società, Conte sarà ancora l’allenatore dell’Inter, che abbandona le giovani promesse e punta su giocatori fatti, persino in là con gli anni, come Kolarov e Vidal: sarà la chiave giusta per ritrovare una dimensione europea e mondiale?
Kolarov e Vidal sono elementi che sebbene in là con gli anni danno un vero valore aggiunto alla rosa dell’Inter. Il rischio (vedi rinuncia a Tonali) è che si perda di vista quel minimo di prospettiva perché concentrati solo sul presente. Il Bayern insegna che la ricetta giusta è sempre il caro vecchio mix tra giovani e vecchi. A patto che siano acquisti giusti e non equivoci tattici come Eriksen.
Dietro alle prima due della classe, il Milan ha scelto la politica dei piccoli passi, la Lazio riparte dalle certezze, la Roma da una nuova proprietà ed il Napoli da Osimhen e Gattuso: a chi il ruolo di terzo incomodo?
In generale mi sembra che il mercato abbia ancora troppi nodi in sospeso per tutte e quattro, c’è poco tempo per cambiare e tutte e quattro, ciascuna in maniera diversa, hanno chiuso la stagione con qualche livido. Però sono curioso di vedere all’opera il Milan, per capire se il risveglio post-lockdown sia vero e non un abbaglio. Detto questo, ci dimentichiamo sempre dell’Atalanta e invece secondo me anche quest’anno sarà in piena corsa per un posto Champions.
Tra le neo promosse, invece, ci sono società ambiziose come Spezia e Benevento: quante chance hanno di salvarsi, e chi rischia di tornare in Serie B?
Poco tempo per riorganizzarsi, soprattutto lo Spezia, e poca o nulla esperienza ai più alti livelli: in teoria sarà dura per tutte e tre. La storia recente dice però che, per fortuna, una rivelazione spunta sempre. Potrebbe essere il Benevento.
Guardando al resto d’Europa, in Champions League ha vinto la progettualità del Bayern Monaco, che non cade mai nella tentazione del colpo ad effetto, ma bene ha figurato anche il Lipsia: è la Germania il modello da seguire?
Il modello tedesco funziona perché, appunto, è gestito… dai tedeschi! Anche se poi a ben guardare, anche lì vince sempre la stessa da otto anni. Alla Bundesliga invidio soprattutto gli stadi pieni (sperando si possa tornare presto) e moderni, e un maggiore coraggio nello sperimentare, che sia un sistema di gioco o il lancio di un giovane in più. Qualche segnale però ci sta dicendo che in Italia alcune di queste tendenze iniziano a essere seguite. Serve tempo e pazienza.
In Spagna, al contrario, il Barcellona è ad una svolta storica, anche per colpa di un bilancio che scricchiola, mentre il Real Madrid non farà mercato, il Valencia fatica a pagare gli stipendi ed il Malaga (in Segunda Division) “liquida” la prima squadra: cosa succede, e chi si salva?
Il Covid ha picchiato duro ovunque in Europa, i club in Spagna hanno sempre vissuto su un filo sottile del resto. Anche con la conferma di Messi, il Barcellona mi sembra un ambiente molto in confusione sotto ogni aspetto. Credo che anche un Real “low profile” come questo attuale possa comunque confermarsi Campione senza troppe ansie. Di sicuro la permanenza di Messi è una notizia splendida per tutta la Liga, paradossalmente anche per le dirette rivali del Barca: è la garanzia di mantenere un determinato livello e ancora di più… una percezione di alto livello che il campionato spagnolo non poteva permettersi di perdere.
La Premier, infine, resta il campionato più bello e combattuto: merito solo dei tanto soldi che muovono Manchester United, Manchester City, Chelsea, Liverpool, o c’è dell’altro?
Sicuramente la distribuzione dei ricavi dei diritti TV è più equa, tuttavia gli ultimi anni parlano di un solco sempre più evidente tra squadre come Liverpool e City e le altre: sicuramente è un campionato meno incerto ed equilibrato di qualche anno fa. Resta un torneo cosmopolita per mille motivi, primo fra tutti il fatto che la lingua inglese sia il vero passepartout del mondo, questo lo rende facile e attrattivo da seguire in ogni angolo del pianeta, come in effetti avviene. Vediamo quest’anno se Chelsea e United, che hanno fatti colpi molto interessanti sul mercato, riusciranno a ricucire un gap al momento abbastanza netto.