Arrestati i fratelli Tuttolomondo, ex proprietari del Palermo
25 aprile 2019. Dopo lunghe trattative e in pieno dissesto finanziario, il Palermo passa da Daniela De Angeli, collaboratrice di Maurizio Zamparini, a Walter e Salvatore Tuttolomondo, titolari della società Arkus Network. I tifosi rosanero accolgono festanti la notizia della cessione del club, salutando come liberatori i nuovi proprietari. Ma le speranze svaniscono presto. A luglio, infatti, la Lega Calcio e la Commissione di Vigilanza sulle Società di calcio (COVISOC) negano al Palermo l’iscrizione alla Serie B per inadempienze.
Rinascita e fallimento
Il 24 luglio, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, assegna il titolo sportivo del club rosanero all’imprenditore Dario Mirri. Il Palermo cambia nome in Palermo FC, in omaggio alla denominazione originaria, e riparte dai dilettanti, in Serie D.
Nel frattempo, però, la vicenda giudiziaria dei fratelli Tuttolomondo, proprietari di una società privata del titolo sportivo, prosegue. Ad agosto, Arkus Network chiede al Tribunale di Palermo il concordato preventivo. In questo modo, la società può evitare di dichiarare il fallimento sottoscrivendo un accordo che soddisfi anche solo parzialmente i creditori. In questo caso, i creditori sono calciatori del Palermo che non hanno percepito lo stipendio per diversi mesi.
Le indagini e gli arresti
A ottobre del 2019, tuttavia, il Tribunale di Palermo dichiara il fallimento della società. Oggi, a oltre un anno di distanza dalla sentenza, la Guardia di Finanza ha arrestato Walter e Salvatore Tuttolomondo, notificando inoltre l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e il divieto di esercitare impresa per un anno ad alcuni loro collaboratori. Agli indagati vengono contestati i reati di bancarotta fraudolenta, indebita compensazione di imposte con crediti inesistenti, autoriciclaggio, falso e ostacolo alle funzioni della COVISOC.
Le indagini effettuate avrebbero rivelato che, con la complicità di professionisti e uomini di fiducia, i Tuttolomondo avrebbero saldato i debiti attraverso crediti fiscali inesistenti, per un totale di 1,4 milioni di euro. Ai due sono contestate anche false comunicazioni alla COVISOC sul pagamento delle tasse e degli stipendi dei dipendenti del Palermo. Dalle indagini sarebbe inoltre emerso che, a concordato preventivo pendente, i Tuttolomondo avrebbero effettuato pagamenti non autorizzati dal Tribunale per oltre per oltre 200 mila euro. I due avrebbero infine distratto 341.600 euro dalle casse del club per versarli in quelle di una loro società, poi risultata non operativa, cui era affidata una consulenza fittizia. Denaro che sarebbe poi stato utilizzato dai Tuttolomondo per finanziare altre attività, commettendo così il reato di autoriciclaggio.
Si chiude dunque così, per ora, l’ennesimo capitolo di una vicenda amara soprattutto per i tifosi del Palermo. Una piazza storica del calcio italiano che, come tante altre, ha vissuto una parentesi terribile dal punto di vista societario, sprofondata alla base della piramide calcistica. Dalla quale si è rialzata in fretta, ma solo parzialmente. Dopo quella nera, infatti, il Palermo vive ora una parentesi decisamente grigia sotto il profilo sportivo, penultimo nel Girone C della Serie C. Un periodo buio da cui uscire al più presto. Per riportare la piazza rosanero dove merita.