Argentina Campione del Mondo: il trionfo di Scaloni
L’Argentina è campione del mondo per la terza volta nella sua affascinante storia. Un successo che ripercorre, seppur con grandi differenze, il percorso fatto nell’86 da Diego Armando Maradona ed i suoi compagni, resisi protagonisti di una vera e propria favola destinata a restare incisa negli annali di questo sport. Proprio come El Pibe de Oro, Lionel Messi si è messo sulle spalle una squadra composta da un giusto mix di esperienza e gioventù, trascinandola al successo con maestria, arte e grande leadership. Chi però ha reso possibile questo grande sogno è stato Lionel Scaloni, vero e proprio direttore d’orchestra ed alchimista ideale per questo gruppo.
Argentina campione del Mondo: il successo di Lionel Scaloni
Il primo elemento che colpisce di questo trionfo a tinte albicelesti risiede nella grande compattezza del gruppo. L’ex giocatore della Lazio è stato magistrale nel costruire un sentimento comune ed a far remare tutti nella stessa direzione, ponendo il focus sul senso d’appartenenza e la voglia di tornare al successo dopo tanti anni di vuoto. Sebbene questa “fame” sia stata un importantissimo motore per la vittoria finale, ciò che ha fatto maggiormente la differenza nel corso di questo percorso è stata la voglia da parte dei giocatori di lottare gli uni per gli altri, anteponendo il bene della squadra al di sopra di qualsiasi altra cosa. Questa “solidità” ha reso l’Argentina di Scaloni arcigna, organizzata e concreta, ma allo stesso tempo moderna e qualitativamente sopraffina.
I disegni tattici
Dal punto di vista prettamente tattico, l’impronta che Scaloni ha voluto dare alla squadra risulta essere un interessante mix di tradizione e innovazione, in cui il diktat è uno soltanto: la verticalità. L’Albiceleste gioca infatti un calcio fine ma molto diretto e spietato, incentrato sull’utilizzo degli esterni per arrivare ferocemente in profondità. Il pallone viaggia molto velocemente e le mezze ali fanno un lavoro universale, fungendo sia da attaccanti aggiunti che da distruttori del gioco avversario.
Il palleggio si sviluppa quindi attraverso scambi rapidi volti ad aprire le maglie avversarie ed a liberare l’attacco alle spalle della difesa, cercando di recapitare sempre la palla agli “artisti” del reparto avanzato. I difensori giocano alti e non permettono all’avversario di occupare la trequarti, mentre i reparti d’attacco e centrocampo pressano con grande veemenza a tutto campo. Il risultato di questo insieme di elementi rende l’Argentina una squadra modernissima e solida, in grado tanto di trionfare in Sudamerica quanto nel Mondo.
La gestione dei giovani
Uno degli elementi più importanti della gestione targata Scaloni è stata senza dubbio la gestione dei talenti presenti in rosa. Il giovane ct è stato infatti impeccabile nel dare fiducia e serenità ai più giovani, e la naturale conseguenza di ciò è stata l’esplosione di alcuni tra i più bei diamanti del calcio odierno. Il primo esempio di ciò non può che essere quello relativo ad Enzo Fernandez, direttore d’orchestra del Benfica che in questo Mondiale ha mostrato a tutti l’imponenza del suo talento. Un’altra gemma degna d’essere citata è Alexis Mac Allister, centrocampista che rispecchia alla perfezione i valori del calciatore moderno sudamericano, in quanto dotato sia dal punto di vista tecnico che da quello fisico. Non può mancare Julian Alvarez, attaccante universale che ha fatto innamorare Guardiola ed il pubblico della Premier League, e che in Qatar 2022 si è imposto con grandissima personalità.