Arbitri, Doveri: “Uniformiamoci alla Premier. VAR? Ho un rammarico”

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TURIN, ITALY - SEPTEMBER 19: The referee Daniele Doveri gestures during the Serie A match between Juventus and AC Milan at the Allianz Stadium on September 19, 2021 in Turin, Italy. (Photo by Pier Marco Tacca/Getty Images)

Daniele Doveri indica la via da seguire per gli arbitri nella prossima stagione. Il fischietto di Roma parla delle nuove direttive per il campionato e racconta di quali sono gli obiettivi per la classe arbitrale.

Doveri sugli arbitri: “Dobbiamo uniformarci alla Premier League”

Il modello da seguire è quello della Premier League. Meno fischi, come già sta avvenendo da qualche tempo anche in Serie A. Daniele Doveri parla di quella che sarà la prossima stagione calcistica per il gruppo arbitrale di Serie A. Al Corriere dello Sport, il fischietto della sezione di Roma indica la via: “Per numero di falli siamo allineati alla Champions e ci avviciniamo alla Premier. L’indicazione è quella di non sanzionare tutti i contatti di gioco, ma l’obiettivo di uniformarci al calcio inglese deve essere condiviso da tutte le componenti. Io non entro in campo col proposito di fischiare poco o molto“, dice, sottolineando: “Devo mettermi in connessione con la partita e con il modo in cui la interpretano i calciatori. Sono loro alla fine che decidono quanti falli devo fischiare”.

Un’altra questione spinosa è quella relativa ai falli di mano: “Come l’anno scorso. Sui tiri e sui cross vale la geometria del braccio: se è largo, è rigore. Ma nelle altre situazioni la dinamica avrà un peso più importante. Il braccio largo è meno rilevante se è coerente con l’intenzionalità della giocata, a patto di non esagerare. Per fare un esempio, nessuno può pensare di saltare su un calcio d’angolo allargando le braccia al cielo“.


L’IFAB ha posto l’attenzione sulla volontarietà delle giocate difensive in merito a segnalazioni di fuorigioco: “La volontarietà deve cogliersi nell’intenzionalità della giocata come atteggiamento psicologico, ma anche in alcune condizioni oggettive. Se il pallone viaggia a velocità, è più difficile da controllare, e quindi è più difficile intendere la deviazione come volontaria. Lo stesso deve dirsi se il pallone sbuca quasi come un rimpallo tra un nugolo di giocatori. Sono parametri che ci aiutano a distinguere che cos’è intenzionale, ed esclude il fuorigioco, e che cosa invece è involontario. È importante anche il controllo del corpo. Il gesto disperato di un calciatore che scivola per interdire il pallone non è una giocata intenzionale“.

Più attenzione alle proteste: “Chi protesta in modo istintivo e misurato sarà compreso, come sempre. Perché la frustrazione fa parte della psicologia del gioco e impone tolleranza. Chi prova a farti pressione in modo sistematico va invece avvisato con il cartellino. Prima giallo. Ci sarà più attenzione a questi atteggiamenti, soprattutto sulle panchine. Ci sono allenatori che escono dall’area tecnica per dare disposizioni in campo e magari si agitano perché il climax della partita è alto. Li puoi comprendere. Ma chi si fa avanti per venti metri, con l’aria minacciosa di chi non ci sta, non può essere tollerato“.

“VAR? Avrei voluto arrivasse prima”

Sull’introduzione del VAR: “La responsabilità dell’arbitro non è stata mai messa in discussione. Se ho un rammarico, avendo arbitrato prima e dopo l’introduzione del Var, è che la tecnologia non sia arrivata prima” e sulla possibilità di un intervento ‘a chiamata’: “Noi applichiamo il regolamento. Il challenge è ormai una soluzione allo studio di FIFA e IFAB, sollecitata peraltro da molti. Quando ci sarà presentata, non avremo pregiudizi. Sono curioso di sperimentarla. E di verificare se servirà a ridurre le polemiche“.

Doveri si dice favorevole al tempo effettivo – “È il miglior modo per scongiurare l’ostruzionismo” – e sulla richiesta di intervistare gli arbitri a fine gara: “Andare in zona mista dopo la partita a spiegare le tue scelte è complicato. Soprattutto prima che il giudice sportivo abbia preso le sue decisioni. Dal mercoledì in poi, non avrei nessun problema a motivare una scelta e anche ad ammettere un errore in pubblico. A patto che chi ascolta non sia lì solo per attaccarmi“.

Infine, sulla possibilità di vedere donne arbitro dice: “Le ragazze che sono arrivate quest’anno nel gruppo di serie A hanno la stessa esperienza che avevo io tredici anni fa. Non esiste il problema. Primo passo verso una parità effettiva? In pochi anni deve contare solo il merito, non il genere“.