È presto, prestissimo, per tirare le somme o dare un giudizio. Lungi da noi pensare che basti una manciata di partite per segnare una tendenza. Però, qualcosa, almeno nel modo di condurre la gara, è già cambiato.
Le indicazioni del designatore degli arbitri Nicola Rizzoli sortiscono i primi effetti. Il più evidente, il rigore non dato sul mani di Bonucci in area in Juventus-Sampdoria. Che, ovviamente, ha scatenato più di una polemica. Eppure, la decisione dell’arbitro Piccinini è giusta, e il VAR non ha potuto fare altro che avallarla.
Sul cross del blucerchiato Bonazzoli, il difensore juventino è a pochi metri, e non compie nessun movimento scomposto. C’è il tocco con il braccio, ma è del tutto involontario. Così lo giudica l’arbitro, e sembra far bene. E a ben guardare, è esattamente ciò che sarebbe successo un paio di anni fa.
Detto dell’unico vero episodio da moviola, le altre quattro partite disputate sin qui sono corse via senza intoppi. Con la VAR, come detto, ad aiutare ma senza sostituire la figura dell’arbitro. Ed era proprio questo il nodo da sciogliere, ossia il rapporto tra uomo e tecnologia. Perché nella scorsa stagione i 187 rigori fischiati, più che figli di un’eccessiva fiscalità, sono stati il frutto di una pericolosa deresponsabilizzazione. Come se la regola, pure oggettiva, potesse essere applicata dalla tecnologia, e non dall’uomo.
Un approccio che aveva palesato ben presto limiti e suscitato dubbi. E allora, c’è stato bisogno di un passo indietro per farne due avanti. Che sia la volta buona? Ce lo auguriamo, come tutti. Importante, nelle prossime settimane, sarà l’uniformità di giudizio, il secondo punto critico. Affinché si ricostruisca un rapporto di fiducia tra classe arbitrale e società, il metro deve essere lo stesso.
Un fallo di mano come quello di Bonucci è giusto che non sia rigore. Mai. Nell’area della Juventus come in quella del Crotone. Che a commetterlo sia Bonucci o Magallan. Allora sì che si potrà mettere da parte la moviola. E parlare di calcio, di campo, di gesto tecnico, e di nient’altro.