Approfondimento: Il Club Protection Programme FIFA
Il fondo nasce nel 2012 su iniziativa della FIFA ma nel 2020 ancora in tanti mostrano dubbi sulla sua effettiva efficacia.
Facciamo chiarezza sul Club Protection Programme, tornato agli onori della cronaca dopo l’infortunio occorso a Nicolò Zaniolo.
Che cos’è?
Il Club Protection Programme (CPP) è il programma progettato per fornire un compenso (in base allo stipendio fisso) per le società di calcio nel caso in cui i calciatori rappresentativi della prima squadra della loro nazionale subiscano un’ invalidità totale temporanea, che perduri per più di 28 giorni consecutivi, a seguito di lesioni personali causate da un incidente durante il tempo operativo delle partite coperte dal CPP.
Semplificando, il Club Protection Programme è una polizza assicurativa a tutela delle società che vedono uno dei loro calciatori infortunarsi durante l’arco temporale trascorso con la propria nazionale maggiore.
Sono inoltre tutelati anche gli infortuni che avvengono durante gli allenamenti e negli spostamenti.
La ragione dell’istituzione del fondo (come spiegato nel documento ufficiale) è data dal fatto che i club sono obbligati a pagare gli stipendi dei propri tesserati, anche se questi si trovano in condizione di inabilità.
La FIFA ha così deciso di stipulare tale copertura per risarcire le perdite subite dalle società.
Il CPP copre ogni tipo di infortunio?
No. Il programma non fornisce alcuna copertura per infortuni che portano ad un’invalidità totale permanente o alla morte. Non ci saranno inoltre risarcimenti per eventuali costi di cure mediche, che restano totalmente a carico del club.
Come viene calcolata la cifra del risarcimento?
Il risarcimento da versare si basa esclusivamente sullo stipendio fisso che la società è tenuta a pagare direttamente al calciatore come suo datore di lavoro. Lo “stipendio fisso” è definito come l’importo stabilito di denaro pagato in tranches settimanali o mensili comprese le spese previdenziali obbligatorie. La compensazione non tiene conto di importi variabili o eventuali bonus inseriti nel contratto.
Per la cifra totale destinata al club bisogna dividere lo stipendio lordo del calciatore infortunato per 365 giorni. A questo punto è necessario moltiplicare la somma ottenuta (che può essere max. 20.548 euro) per i giorni di indisponibilità dello stesso.
C’è un limite alla quota di risarcimento destinata al club?
Assolutamente. Il CPP compensa le perdite di un club fino ad un massimo di 7,5 milioni di euro per ogni singolo calciatore, ovvero un massimo giornaliero elargibile di poco superiore ai 20 mila euro, pagabile al massimo per 365 giorni consecutivi.
A tali paletti si somma il tetto imposto alla copertura assicurativa: la FIFA mette a disposizione un massimo di 80 milioni di euro l’anno.
Se sfortunatamente all’infortunio di un calciatore tale cifra fosse già stata raggiunta la società in questione non avrebbe diritto ad alcun risarcimento.
Quando si blocca il risarcimento?
Il CPP può bloccarsi in seguito a più eventualità:
- Quando il calciatore può riprendere l’attività
- Alla scadenza del contratto con la società
- In caso di decesso del soggetto
- Al termine dei 365 giorni, massimo arco temporale rimborsabile
- Al superamento del tetto imposto di 80 milioni o del tetto imposto per singolo caso (7,5 milioni).
Perché le polemiche?
Le società (ed i tifosi) vedono il CPP come una sorte di “contentino”.
Questo è considerato un rimborso irrisorio rispetto alla reale perdita economica e tecnica subita dalle società.
Facciamo un esempio estremo: se Cristiano Ronaldo nel corso dell’ultima partita di Nations League avesse subito la rottura del crociato la Juventus avrebbe avuto accesso ad un risarcimento di 7,5 milioni a fronte di un’assenza di almeno 6 mesi. Nello stesso arco temporale la cifra sborsata dai bianconeri per pagare lo stipendio del calciatore sarebbe stata di circa 25 milioni.
Altro esempio, questa volta fortemente ancorato alla realtà, è quello di Zaniolo: la Roma riceverà dalla FIFA circa 2,2 milioni
In secondo luogo la cifra stanziata, in base alle norme vigenti nel Paese di appartenenza, può essere soggetta a tassazione.