Antonio Conte: “l’Italia resta una garanzia. Lo dice la nostra storia”
Antonio Conte, in una recente intervista a “La Gazzetta dello Sport”, consacra la nazionale italiana in occasione del match contro l’Inghilterra di domenica, per la finale di Euro2020. L’ex tecnico dell’Inter, ad oggi senza squadra conosce bene il nostro calcio ma anche quello inglese, in quanto l’ha vissuto da protagonista dalla panchina del Chelsea.
Un grazie alla difesa
“Con rispetto di tutti, l’asse portante del lavoro svolto si evidenzia in difesa: la linea Donnarumma-Bonucci-Chiellini è il reale motivo per cui siamo qui. Danno sicurezza, aprono all’azione, permettono alla squadra di giocare come deve. Poi rifiuto le critiche a Immobile, che è vero ha segnato poco ma svolge un lavoro sporco, di sacrificio, a volte senza andare nell’occhio dei tifosi ma fondamentale per i compagni. Il falso nueve? Sarebbe snaturare la struttura, Insigne non può diventarlo, l’Italia va bene così com’è”.
Antonio Conte elogia Roberto Mancini
“Il grande merito di Mancini è aver dato alla squadra tante conoscenze che i giocatori dimostrano di aver mandato a memoria. Il nostro c.t. deve andarne orgoglioso. Una partita si può vincere o perdere anche per episodi, ma chi studia calcio sa quanto lavoro c’è dietro e la lunga striscia di risultati positivi e l’approdo a questa finale degli Europei hanno radici profonde. Il nostro calcio d’altra parte è sempre stato fatto di studio, applicazione e conoscenze. Ci sarà un motivo se nei grandi tornei siamo quasi sempre arrivati fino in fondo. L’Italia resta una garanzia. Lo dice la nostra storia”.
Punto debole dell’Inghilterra
“Un punto debole dell’Inghilterra? Se la difesa viene pressata in fase di costruzione da dietro non sanno gestire molto bene il forcing avversario: è lì che l’Italia deve saper leggere con anticipo i movimenti. Però se vai a prenderli con una pressione offensiva nella loro metà campo poi bisogna stare attenti alle spietate ripartenze”.
Antonio Conte e le parole su Wembley
“L’Inghilterra aspetta questa partita da una vita. Non hanno mai vinto gli Europei e l’unico trionfo ai Mondiali è datato 1966. L’aiuto di Wembley può essere una spinta enorme ma anche una zavorra, perché i calciatori potrebbero sentire la pressione. Quando sono andati in svantaggio con la Danimarca hanno mostrato un po’ di difficoltà a livello emotivo, così come all’inizio del secondo tempo supplementare per la paura che l’obiettivo a portata di mano potesse svanire. Noi avremo meno tifo sugli spalti, ma più esperienza di loro in campo. Sappiamo cosa significa disputare le finali. E sappiamo anche come si vincono”.