Antonio Conte: l’ambizione

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E’ senza dubbio la notizia del giorno, ma se vogliamo anche quella dell’anno se ci limitiamo al solo calcio italiano: Antonio Conte non è più l’allenatore dell’Inter. Lo ha comunicato ufficialmente la società nerazzurra, spiegando che si è trattato di una risoluzione consensuale del contratto.

Le ragioni che hanno spinto Antonio Conte a lasciare l’Inter sono ormai note. La proprietà cinese interista chiede un taglio netto dei costi, tra contratti e mercato in uscita, l’Inter vorrebbe avere 70/80 milioni di attivo al termine del prossimo mercato estivo. Ciò significa che quasi sicuramente sarà sacrificato uno/due big che hanno portato l’Inter a vincere lo scudetto dopo 11 anni di astinenza. Fatto questo inaccettabile per Antonio Conte da Lecce. Programma che evidentemente cozza con le sue ambizioni. Quelle ambizioni che hanno reso Conte unico nel suo mestiere. Un vincente. Ossessionato dalla vittoria, mai fine a se stessa. La sfida più difficile è sempre la prossima. Il voler lasciare il proprio nome stampato a fuoco nella storia del club di turno. E’ stato così alla Juventus, tre scudetti prima di salutare: “Non posso sedermi ad un ristornate da 100 euro con in tasca una banconota da 10 euro”. Questa la frase consegnata ormai all’eternità. Tanti saluti al club bianconero, con Massimiliano Allegri pronto a raccoglierne le redini e a trascinare quella Juve ad una insperata ma meritata finale di Champions League poi persa contro i marziani del Barcellona. Per Antonio Conte si spalancarono le porte della Nazionale. Una selezione modesta, forse una delle peggiori nella storia del calcio del Bel Paese eppure in grado di arrivare ad un rigore di distanza dalla qualificazione alla semifinale degli Europei di Francia. L’ambizione del tecnico, smisurata, anche quando il materiale umano a disposizione sembrava effettivamente non all’altezza. Altro giro altra corsa. La scintillante Premier League, il Chelsea ad attenderlo. Campione d’Inghilterra al primo anno. Antonio Conte, l’allenatore che porta i giocatori da lui allenati a superare i propri limiti. Anche a Londra le cose non si chiusero nel migliore dei modi. Anche in questo caso Antonio da Lecce preferì sbattere la porta ed andarsene. Fino all’Inter. Fino al panorama nerazzurro. Arrivato con l’etichetta di “juventino” appiccicata addosso, nel giro di due stagioni è riuscito a far ricredere i più scettici. Secondo posto e finale di Europa League al primo anno, scudetto al secondo dopo una cavalcata entusiasmante. Questo è Antonio Conte, prendere o lasciare, anche se spesso è proprio lui a lasciare per via di quell’ambizione smisurata che da sempre lo tormenta.