Ansia e frenesia a vuoto manifestate nel secondo tempo, come se la squadra avesse perso la consapevolezza della propria forza. Il Napoli di Rudi stavolta non convince. L’ex Sarri lo imbriglia (come sei mesi fa al suo predecessore Luciano Spalletti) e lui non riesce a diversificare tatticamente. Nel primo tempo mancano i lanci a scavalcare l’assetto laziale. Lanci (alla disperata) che arrivano solo nel caotico finale. E quanto manca Kim…
Nella serata sulla carta più difficile, il buon Maurizio, tira fuori dal cilindro una Lazio quasi perfetta. Molto simile a quella arrivata seconda l’anno scorso. Meno “catenacciara”, più cinica. Bravo ad insistere su Kamada, lucido nell’effettuare i cambi giusti al momento giusto. Il ko dei tricolori fa nascere i primi interrogativi, specialmente alla luce di un secondo tempo confusionario e senza idee. D’accordo, giudicare una squadra unicamente dal risultato non è mai cosa buona e giusta. Però qui c’è dell’altro. C’è, ad esempio, la sensazione di una squadra disunita e frenetica dopo il gol del nuovo vantaggio laziale, ed è un peccato. Sì, perché nel primo tempo, la sensazione che ha dato il gruppo Garcia, è stata totalmente diversa: è (ancora) una squadra in grado di giocare la partita in molti modi. L’ecletticità della proposta offensiva sarà ancora il punto di forza del Napoli, indubbiamente. Ma se non fai gol allora si fa dura.
Per la prima volta, dopo due giornate da “vecchio” Napoli, si è intuito il rischio sollevato in queste settimane: il fisiologico down motivazionale da pancia piena che il mercato avrebbe dovuto disinnescare con acquisti di maggior spessore che portassero entusiasmo e novità. E magari la qualità (o che quantomeno si avvicinasse a quella) di Kim Min-jae, partito lo scorso luglio, direzione Baviera. La partita di ieri sera al Maradona consegna una squadra impulsiva nel primo tempo, ma che accusa il colpo e si disordina dopo aver subito il 2-1. Preoccupano i cambi non impattanti (perché Kvara fuori in una partita così?), Lindstrom compreso (e ci perdoni). Garcia rimedia dunque il primo, doloroso passo falso della propria gestione dopo i sereni successi contro Frosinone e Sassuolo. Mentre Sarri, sotto pressione e a quota zero prima di ieri, finalmente respira e gioisce, a “casa” sua.