Amiri e i rifugiati. Quando il calciatore è un uomo vero

Amiri

(Photo by Imago Images)

Ci sono storie che vale la pena di raccontare nel calcio. Il più delle volte, quelle che davvero colpiscono, sono quelle in grado di proiettare l’immagine di un calciatore nelle veste più umana. Quando la giocata viene dall’animo umano, piuttosto che dai piedi. È il caso di Nadiem Amiri, trequartista classe 1996 del Bayer Leverkusen.

La storia che la riguarda viene raccontata dal collaboratore Bundesliga di Tuttosport Giorgio Dusi che racconta di come, il tedesco di origini afghane abbia ottenuto – grazie all’ausilio della Deutscher Fußball-Bund (Federcalcio, tedesca, ndr)la possibilità di invitare 170 rifugiato afghani per Germania-Armenia, disputatasi alla Mercedes Benz Arena di Stoccarda domenica sera.


Il giocatore ha poi voluto assistere al match (vinto dai teutonici per 6-0, ndr) in loro compagnia. Un atto di solidarietà e d’amore che emoziona e che ricorda sempre quanto il calcio possa essere veicolo di umanità. Nel complesso, di atti di grande generosità. Perché fuori dal rettangolo verde il mondo sa essere buio e, talvolta, è bello ricordare che esiste chi, dai riflettori, prova a portare luce anche altrove.