Il mito non può finire. Questa consapevolezza brucia una sorta di oggettività che spinge con forza insostenibile alle porte della Continassa: la crisi non esiste, eppure c’è e grida nei silenzi nascosti dalle risate e le parole dette a mezza bocca. La Vecchia Signora arranca, come mai prima, in campionato e Champions: fatica con le neopromosse e in Europa non sembra avere più lo stesso appeal.
Allegri parla di lavoro, di ripartenza e di voglia: tutte cose che dovrebbero esserci, ma sembrano essersi dileguate dallo spogliatoio bianconero. Il ko europeo contro il Benfica ha aperto una voragine: nessuno può più nascondersi. Allegri è sotto esame e i giocatori guardano preoccupati al futuro: i leader parlano di “insoddisfazione giusta” quando si riferiscono agli – inevitabili – fischi dei tifosi dopo prestazioni certamente non all’altezza.
Una Juve senza idee, ma soprattutto smarrita nei valori: “Dobbiamo tornare ad essere vincenti, non simpatici”. Lo dice sempre Allegri, ma poi il simpatico lo fa lui nelle conferenze stampa. Quando per giustificare una nave che affonda tira dentro spettatori inconsapevoli di uno scempio in atto: “Vediamo se leviamo a Milan e Inter 5 titolari se vanno in difficoltà”. Un costante scaricabarile, perchè comunque la reputazione della Juventus non può essere intaccata. Anche quando le cose vanno male – o meglio: non come dovrebbero – deve sembrare il contrario. Qualcuno lo chiama “stile” altri illusione, sicuramente però nell’ultimo periodo i sorrisi di Allegri stridono con l’atmosfera circostante nella parte bianconera di Torino.
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Al punto che non sarebbe neanche più vero il possibile esonero in caso di sconfitta contro il Monza: “Voci che mi divertono”, sottolinea l’allenatore. Contento lui, contenti tutti, verrebbe da dire. Ma la realtà è che questo gruppo, compresi collaboratori e dirigenti, è sotto esame costante: dopo 2 vittorie su 6 partite giocate, senza contare gli affondi in Champions League (quello 0 alla voce punti che fa tremare anche i più morigerati) non poteva essere diversamente. Al Brianteo si incroceranno destini, volontà e voglia.
Andare avanti è l’unica soluzione possibile, bisogna vedere con chi. Allegri fa la parte dell’appagato perchè con quel tipo di contratto non può essere diversamente, ma sa benissimo che la rendita è finita: il mito Juve non può esaurirsi, ma il tempo delle illusioni è finito. Comincia quello delle certezze, senza più alibi: forse, per questo, ci si divertirà un po’ meno.