All’interno di Monteboro, l’isola felice dell’Empoli
“Isola”: porzione di terraferma completamente circondata dall’acqua. “Felice”: che prova o segna il compimento di ogni desiderio, in perfetta serenità. Il luogo di cui vi parleremo oggi non è circondato dall’acqua, bensì da una distesa di ulivi e vitigni, ma a primo impatto sembra veramente provare il compimento di ogni desiderio, soprattutto in perfetta serenità. “Isola Felice”, non c’è parola migliore per descrivere Monteboro, il centro sportivo dell’Empoli.
Gli Azzurri da anni pongono particolare attenzione alla crescita dei loro ragazzi, non a caso il settore giovanile dei toscani è uno dei più prolifici e qualitativi in Italia, basti pensare alle recenti “esplosioni” dei vari Ricci, Asllani, Viti e Baldanzi, ma anche ai decorsi Montella, Birindelli o Galante, per citarne alcuni. Per scoprire tutti i segreti che stanno dietro a questo affascinante progetto siamo stati ospitati dell’Empoli per parlare con Federico Bargagna (qui l’intervista completa), attuale responsabile del settore giovanile Azzurro.
Empoli, Monteboro ha le “vibes” d’altri tempi
Appena si arriva a Monteboro si viene sopraffatti da una ventata d’aria fresca, sia fisicamente, che mentalmente. Il sole che bacia le strade curve e gli ulivi che circondano i campi d’allenamento fa da padrone. Per arrivarci ci sono due opzioni: percorrere la classica “Via di Monteboro”, oppure avventurarsi in “Via di Pianezzoli”, una stradina completamente sterrata immersa nei vigneti. Giunti al centro sportivo la prima cosa che si nota è il perfetto connubio tra la semplicità e cura del dettaglio. Monteboro presenta due campi a 11 completamente in erba sintetica, dove si allenano la squadra Primavera e altre “Under”, un campo a 7 e uno “a 9”. Oltre a questo è presente una spaziosa palestra dove le squadre possono andare a svolgere lavori di forza, e “Casa Azzurri”, che scopriremo più avanti.
Come ci racconta Bargagna l’Empoli è una grande famiglia, nel vero senso della parola. Le opportunità ci sono per tutti i ragazzi talentuosi. E se un giovane si comporta male? “Aspettare” è la parola d’ordine. “L’input che parte dalla nostra società è quello di creare il calciatore, ma di saperlo aspettare anche come uomo. Ci permettono di lavorare con il giusto mix di pressione e questo fa sì che possiamo aspettare il ragazzo sei mesi in più, cercando di lavorare sulle sue lacune, riuscendo a dargli una chance in più. Se un ragazzo per la quale abbiamo tracciato un percorso, quest’ultimo incontra delle difficoltà, cerchiamo di allungare questo progetto ancora di un anno e aspettiamo finché riusciamo a far sì che cresca nella maniera che ci aspettiamo”.
Casa Azzurri e il convitto
Visionati i campi, a prendersi la scena non può non essere “Casa Azzurri”. La struttura, inaugurata a fine luglio 2016, è il luogo da dove parte il ritiro estivo dell’Empoli e dove alloggia prima di ogni partita casalinga la prima squadra. In questa disposizione ci sono diciotto camere, una sala relax e un ristorante, rigorosamente riservato al club. Al fianco di essa sorge una struttura di color rosso mattone: il convitto degli Azzurri. All’interno della struttura ci alloggiano i giovani calciatori, per lo più minorenni, che arrivano da lontano. La politica del club è chiara: se i ragazzi arrivano da zone limitrofe ci si organizza con transfer e pullman per non distaccarli dalla loro casa d’origine.
E la gestione “scuola-calcio”? L’Empoli, come diverse società di Serie A, mette a disposizione diversi tutor a sostegno di ogni ragazzo per curare gli studi. Guai a trascurare l’istruzione, questo ci trasmette il responsabile Bargagna alla domanda che gli poniamo. “L’istruzione è fondamentale per la crescita di un ragazzo. La società investe molto sul settore giovanile anche come strutture. Cerchiamo di far vivere a questi ragazzi che arrivano da fuori l’Empoli come una grande famiglia. Dal punto di vista di studio abbiamo i nostri tutor che li seguono giornalmente. Cerchiamo di fargli pesare il meno possibile il distacco dalla famiglia e dal paese d’origine, e quindi essere presenti nella quotidianità senza dare le pressioni che possono diventare pesanti per i quindicenni o sedicenni”.
Empoli e Monteboro: una grande famiglia a sostegno del talento
A farci capire quanto a Empoli si respiri umanità, prima ancora del calcio, sono le parole che il responsabile Bargagna ci ripete più volte nel corso nell’intervista: “famiglia”, “percorso”, “presenza”, “aspettare”. Progettazione e lavoro, a Monteboro si fa questo. Il passaggio dal settore giovanile alla prima squadra avviene sempre se il ragazzo se lo merita, ed è più veloce rispetto ad altri club. “Il percorso dell’Empoli fa sì che il ragazzo che ha potenzialità e che merita, il passaggio dal settore giovanile alla prima squadra sia più veloce. Tutto questo per i ragazzi che meritano è sicuramente più veloce rispetto ad altri club. Qui l’arrivo in prima squadra c’è se uno lo merita“.
L’Empoli cura prima l’uomo del calciatore, cercando di far mantenere la testa sulle spalle e l’umiltà a tutti. “Il giovane che arriva in prima squadra mantiene le stesse situazioni di vita: per esempio continua a condividere anche l’appartamento con altri ragazzi del settore giovanile“, queste parole di Bargagna ne sono la conferma. A stupirci è la sinergia che c’è tra i direttori, gli allenatori e i giovani giocatori. Niente e nessuno viene lasciato al caso. A Empoli tutto è curato nel minimo dettaglio, dalle strutture ai rapporti professionali, sempre mantenendo la semplicità e i sani valori che distinguono Monteboro, una realtà felice per il calcio italiano.