La morte di Silvio Berlusconi, arrivata oggi all’età di 86 anni, sconvolge il mondo del calcio e non solo. Presidente innovatore, genio rivoluzionario. Berlusconi diventa proprietario del Milan nel febbraio del 1986 e regala al club e ai tifosi 31 anni di successe irripetibili. Otto scudetti, 5 Champions League, 5 Supercoppe Europee, 2 Intercontinentali, un Mondiale per Club, una Coppa Italia e 7 Supercoppe Italiane. Un palmares impressionante che dice molto, ma non dice tutto. Silvio Berlusconi ha di fatto aperto la strada a quello che è oggi il calcio moderno. Fu il primo a parlare di rose lunghe, fu il primo a ipotizzare la nascita di un modello di Superlega, tema molto dibattuto negli anni recenti. Riammodernò Milanello e impose soprattutto di giocare all’attacco sia in casa che in trasferta, vero e proprio tabù di quegli anni in Italia. Un ciclone di nome Silvio.
Visionario con Sacchi e Capello, intuitivo con Ancelotti. Con Galliani ha formato la coppia di dirigenti più vincenti della storia del calcio. Vincere non era mai stata l’unica cosa che contasse, bisognava dare forma alla sua mission: vincere giocando bene a calcio e nel rispetto di arbitri e avversari. Questa la mission data al club rossonero, prontamente centrata più e più volte nella storia. Ventinove trofei in 31 anni. E poi il Monza.
Nel 2018 lo sbarco al Monza, portata per la prima volta in Serie A in 110 anni di storia. La scoperta di Palladino, ultima sua creatura e la storica salvezza del campionato appena concluso. Oggi si chiude un’era, probabilmente la più grande che il calcio potrà mai raccontare. Dalla aule di un tribunale al tetto del mondo, Berlusconi ha reso possibile l’impossibile. Il Berlusconismo, un marchio indelebile che ci accompagnerà ancora per tantissimi anni. “Domani sogneremo altri traguardi, inventeremo altre sfide, cercheremo altre vittorie. Che valgano a realizzare ciò che di buono, di forte, di vero c’è in noi, in tutti noi che abbiamo avuto questa avventura di intrecciare la nostra vita a un sogno che si chiama Milan”. Ciao, Presidente.