Acerbi: “Dobbiamo essere un gruppo unito e felice di lavorare con Sarri”
Intervenuto ai microfoni di Lazio Style Channel, Francesco Acerbi ha parlato del suo rientro dopo la vittoria degli Europei.
“L’Europeo è stato bellissimo, un gruppo fantastico, stavamo sempre insieme e la vittoria è arrivata meritata. Il gruppo ha fatto la differenza, era un qualcosa in più rispetto a chi aveva giocatori di più qualità. Sono stati stupendi i tifosi della Lazio che ci sono stati vicini sostenendoci sempre a me e a Ciro e voglio che si torni alla normalità. Non vedo l’ora di rivederli allo stadio. Ora tra un mese nasce mio figlio e sarò ancora più contento e non vedo l’ora. Ci sono tante cose che voglio ancora fare e voglio realizzare”.
“I primi giorni d’allenamento sono intensi e molto diversi rispetti a Simone Inzaghi. Faccio un lavoro diverso e mi piace tantissimo. Siamo entusiasti e carichi, pronti a fare bene. Ho visto Felipe Anderson e giocatori che hanno fame, voglia e si mettono a disposizione per fare bene. Adesso gli altri li conoscerò con calma, ma tutti si impegnano e danno il massimo. Senza gruppo, disciplina e voglia non vai da nessuna parte. La linea difensiva a quattro sarà strettissima e dobbiamo muoverci tutti allo stesso modo, lavoriamo sui dettagli per fare bene e per vincere. Io voglio migliorarmi e crescere di continuo. C’è da lavorare sulla difesa, gli automatismi ancora non ci sono e ci vorrà del tempo. Gli obiettivi che ci poniamo con uno staff e un allenatore così che hanno vinto tanto sono infiniti”.
“Noi puntiamo ad essere in alto, tornando in Champions e non ponendoci limiti. Con costanza, voglia e determinazione puoi fare grandissime cose. Dobbiamo essere un gruppo unito e felice di lavorare con Sarri, che è un allenatore diverso rispetto a Mancini: anche qui dobbiamo recuperare palla in avanti per fare gol. Ci sono tanti giocatori di qualità e questo ci porterà ad essere una Lazio giochista. Non sono uno che si gode le cose quando accadono, sono molto contento e orgoglioso per l’Europeo ma a me piace lavorare e non accontentarmi per dare il massimo in campo. Il valore dell’Europeo lo capirò tra dieci anni. Se ti fermi perdi quanto di buono hai fatto, io voglio lavorare ancora e crescere. Sono orgoglioso di essermi rialzato dopo la malattia senza aver mai mollato e di essere riuscito ad alzare qualcosa di importante, è la mia consacrazione. Non voglio fermami”.