Accordo Serie A-Ei Towers: primo passo verso la media company

Accordo Serie A-Ei Towers: primo passo verso la media company

foto Matteo Gribaudi/Image

L’assemblea della Lega di Serie A ha mosso il primo passo formale verso la costituzione della famigerata media company. Con 18 voti favorevoli, infatti, le società hanno stretto un accordo con Ei Towers, azienda che opera nel mondo delle telecomunicazioni il cui 40% appartiene a Mediaset. L’idea dei club è quella di andare verso una razionalizzazione dei flussi distributivi dei segnali televisivi con miglioramento degli stessi. L’obiettivo finale, però, è la produzione e la distribuzione dei big match in 4K e il trasporto di 12 segnali a partita. Questo, secondo la Lega, consentirà la remote production, ovvero la produzione in diretta lontano dal luogo dell’evento, di alcuni incontri. Il tema è quanto mai centrale a poche settimana dall’assegnazione dei diritti per il prossimo triennio e dopo pochi giorni dai disservizi di DAZN.

I problemi tecnici della piattaforma streaming non erano all’ordine del giorno, ma alla fine i club ne hanno parlato. Alle quattro società contrarie all’assegnazione si è aggiunta la Roma per sottolineare un certo scetticismo rispetto alla gestione futura e a cosa comporterà questo passaggio. Tuttavia, la Lega di Serie A vuole tutelarsi avanzando a DAZN nelle prossime settimanee degli accordi sui livelli di servizio da rispettare.

Il tutto si svolge, però, in un clima infuocato. Dopo l’accordo, lungo e tortuoso, per i diritti televisivi, Sassuolo, Crotone, Genoa e Sampdoria hanno scritto al presidente Dal Pino e al presidente Gravina. Questi quattro club, infatti, lamentano l’eccessivo peso di minoranze ristrette che bloccano importanti accordi commerciali. Chiedono, quindi, una modifica delle maggioranze deliberative in assemblea. “e maglie strette dello Statuto di Lega consentono a minoranze risicate di 7 associate di attuare in danno delle altre 13 società blocchi sistematici e reciproci di ogni sorta di delibere, routinarie o vitali che siano per l’associazione”. Le società fanno riferimento agli ingressi dei fondi private-equity, impediti dal veto di Juventus, Inter, Atalanta, Napoli, Lazio, Fiorentina e Verona.