Accadde oggi: la tragedia di Superga e la fine del Grande Torino

Accadde oggi: la tragedia di Superga e la fine del Grande Torino

Copyright: Fabio Ferrari/LaPresse

Il 4 maggio del 1949 un trimotore Fiat G.212 è decollato da Lisbona, diretto verso Torino con uno scalo previsto a Barcellona. Sta riportando a casa la squadra del Torino, impegnata in un’amichevole contro il Benfica. A bordo, ad accompagnare i diciotto giocatori granata ci sono tre dirigenti, lo staff dell’allenatore Erno Erbstein, i giornalisti Renato Tosatti, Luigi Cavallero e Renato Casalbore. 31 passeggeri, compresi i quattro membri dell’equipaggio. Il più giovane dei calciatori è Rubens Fadini, ventidue anni da compiere, la riserva del capitano Valentino Mazzola. Il più anziano è il goleador Guglielmo Gabetto, di 33 anni. Il presidente Ferruccio Novo sarebbe dovuto esserci ma non partecipa alla trasferta, bloccato dall’influenza.

Quel Torino, il grande Torino, si stava avviando a vincere il suo quinto titolo consecutivo. Pochi giorni prima aveva pareggiato 0-0 contro l’Inter, seconda in classifica, mantenendo il vantaggio di quattro lunghezze sui nerazzurri. Un distacco notevole, nell’epoca dei due punti per vittoria, considerando che i granata avevano perso solo tre partite in tutta la stagione. E al termine della stagione mancavano solo quattro gare.

Il Torino di quegli anni era la squadra dominante d’Italia. La Nazionale di Vittorio Pozzo pescava a piene mani dalla rosa dei sabaudi. I granata erano universalmente riconosciuti come una delle compagini migliori del mondo. All’epoca, semplicemente li chiamavano “Gli Invincibili“. L’8 maggio, una vittoria contro la Fiorentina attesa al Filadelfia avrebbe permesso di chiudere il discorso scudetto, qualora l’Inter fosse caduta contro l’Atalanta. La Dea, compagine di bassa classifica, era infatti una delle tre squadre che, a sorpresa, avevano battuto i granata quell’anno.

Al Filadelfia Torino-Fiorentina non si giocò per quell’anno, perché il trimotore Fiat G.212 non arrivò mai a destinazione. Alle 17.03 del 4 maggio, a causa del maltempo, si schiantò sulla collina di Superga, a nove chilometri dalla pista dell’aeroporto di Torino. Nessuna delle 31 persone a bordo dell’aereo sopravvisse all’impatto.

Il 6 maggio seicentomila persone affollarono le strade di Torino per partecipare ai funerali delle vittime. La FIGC proclamò d’ufficio i granata Campioni d’Italia per la stagione 1948-1949, e le rimanenti partite furono disputate schierando la squadra primavera. Fiorentina, Sampdoria, Palermo e Genoa, che avrebbero sfidato il Torino nelle seguenti gare, schierarono anch’esse solo i primavera. Il capitano dei “ragazzi” del Toro era Luigi Giuliano, già in pianta stabile in prima squadra. Non aveva preso parte alla trasferta di Lisbona poiché anch’egli influenzato. Nel paese lo shock per l’evento fu enorme. Addirittura l’anno dopo, in occasione dei Mondiali di calcio, l’Italia si recò in Brasile in nave. Tale era la paura che si ripetesse una tragedia aerea.

Il 4 maggio ora è giorno di cordoglio e commemorazione per ogni tifoso granata. La salita a Superga è dovere morale per ogni tesserato del Torino, per rendere omaggio ai suoi illustri e sfortunati precedessori. Gli Invicibili, che solo il fato li vinse.