Il glorioso Lane Rossi Vicenza, che oggi staziona a metà classifica in Serie B, alla fine degli anni Novanta ha davvero sognato in grande. Nel 1997, in maniera piuttosto clamorosa, i berici vincono la Coppa Italia, ribaltando lo 0-1 subito dal Napoli nella fina di andata. Gli eroi sono Maini, che riporta in equilibrio la sfida, e soprattutto Rossi e Iannuzzi, che segnano alla fine dei tempi supplementari le reti della vittoria. Un Sarà un campionato spettacolare, chiuso all’ottavo posto: sotto Francesco Guidolin esplode il talento dei vari Marcelo Otero, Pierre Wome, Gabriele Ambrosetti, Lamberto Zauli.
La vittoria della coppa nazionale apre le porte al Vicenza della Coppa delle Coppe. Un trofeo prestigioso, a eliminazione diretta, che i veneti affrontano nel migliore dei modi. Nei sedicesimi, grazie al 2-0 dell’andata, superano i polacchi del Legia Varsavia. L’urna, per gli ottavi di finale, li mette di fronte allo Shakhtar Donetsk, ma gli ucraini, all’epoca, non sono squadra temibile. 3-1 all’andata e 2-1 al ritorno, il Vicenza è tra le prime otto. Dove il sorteggio è ancora una volta clemente, mettendo di fronte al Lane Rossi gli olandesi del Roda. Non c’è partita, dopo il 4-1 dell’andata arriva un ancora più rotondo 5-0.
Adesso, sognare la vittoria finale diventa quasi doveroso. In semifinale, però, l’ostacolo è di quelli importanti: il Chelsea di Vialli e Zola. Non ancora la corazzata di oggi, costruita qualche anno dopo da Roman Abramovich, ma di sicuro l’avversario peggiore che potesse capitare. Il Vicenza, però, non si scompone, e il 2 aprile 1998, al Romeo Menti, porta in scena una prestazione generosa e ai limiti della perfezione. Trova il vantaggio al 16′ con una rete bellissima di Lamberto Zauli, e difende il risultato fino al 90′. Il sogno, per una volta, sembra davvero poter diventare realtà.
Al ritorno, le cose si mettono benissimo: Pasquale Luiso porta in vantaggio a i suoi a “Stamford Bridge”, ma il ritorno dei Blues sarà veemente. Finisce 3-1, e il Vicenza saluta la Coppa delle Coppe, ad un passo dalla finale. Più che uno smacco, una doccia gelata, ma che non stropiccia il ricordo di un biennio che dalla parti del Menti non ha dimenticato ancora nessuno.