Quando si parla dei grandi protagonisti della storia del calcio, l’unico parametro oggettivo sono i numeri. Reti segnate e trofei vinti, al di là di qualche imprecisione, non mentono. E se non sono dirimenti al fine di stabilire chi, tra Messi, Cruyff, Maradona, Pelé e George Best sia stato il più forte o il più rivoluzionario, di certo lo sono per stabilire chi è stato il più prolifico. Pelé. Che in carriera, tra gare ufficiali e amichevoli, ha segnato 1.281 reti in 1.363 partite. Gol riconosciuti e certificati dalla Fifa, ma che diventano decisamente più umani se si limita la statistica alle sole partite ufficiali.
Qui, O Rei si deve arrendere al mitico Josef Bican, che tra gli anni Trenta e gli anni Quaranta ha messo a referto qualcosa come 805 reti in appena 530 presenze: 1,52 gol a partita. Ma meglio di Pelé hanno fatto anche Romario, con 771 reti, e Cristiano Ronaldo, a 764 e ancora in attività. Così come Lionel Messi, un gradino più sotto, a quota 738 gol ma con ancora qualche anno di attività davanti per superare Pelé e rincorrere l’ennesimo record.
Tornando ai numeri complessivi, quelli che vanno oltre la statistica e costruiscono il mito, Pelé ha raggiunto il gol numero 1.000 il 19 novembre 1969. Si gioca al mitico Maracanà, perché il Santos di Pelé, per volere presidenziale, deve essere visto ed ammirato da più gente possibile. E allora, per le partite di cartello, si sposta a Rio de Janeiro: di fronte il Vasco da Gama, considerato poco più che uno sparring partner, perché l’attesa da giorni, è tutta per il gol numero mille di Pelé.
“O Milésimo” è una vera ossessione, solo che nessuno, nemmeno i tifosi del Vasco, aveva fatto i conti con Andrada. Il portiere argentino, detto non a caso “El Gato”, quella sera decide di parare tutto, finendo per tirarsi addosso persino i fischi dei propri tifosi. Sì, perché Pelé è un bene comune, un campione capace di unire in maniera trasversale tutto il Brasile. E quando di mezzo ci si mette anche la traversa, la sensazione è quella di un sogno interrotto, di una festa rimandata.
Solo per poco: ennesima azione in solitaria di Pelé, che entra in area e punta Fernando, il difensore del Vasco de Gama lo stende e l’arbitro non può fare altro che fischiare il rigore. I difensori avversari le tentano tutte per distrarlo e indurlo all’errore, ma la Perla Nera è di ghiaccio: cinque passi e palla in rete. El Gato è finalmente superato, così come il muro delle mille reti.
È un record che appassiona tutto il Brasile, preso più dalle gesta del proprio campione che dalla seconda volta dell’uomo sulla Luna. Il 19 novembre 1969, infatti, gli astronauti Charles Conrad e Alan Bean, protagonisti della missione Nasa Apollo 12, toccano il suolo lunare. I quotidiani, il giorno successivo, titolano: “Luna, già vista. Pelé, mai visto”. Casomai ci fosse bisogno di ricordare al mondo quali sono le priorità, almeno in Brasile, dove il calcio è un fenomeno sociale tutt’altro che laico.