Il 17 ottobre 1907, Eugenio Urio, Giulio e Ferruccio Amati, Alessandro Forlini e Giovanni Roberti, all’epoca studenti del liceo, fondano la Società Bergamasca di Ginnastica e Sports Atletici Atalanta: il nome è un omaggio all’eroina della mitologia greca. La Dea, soprannome “facile”, ha già una sezione dedicata al calcio, ma il riconoscimento ufficiale della Figc arriverà solo nel 1914, quando l’Atalanta gioca le sue prime partite ufficiali.
Fino al 1920, gioca con le maglie a strisce bianche e nere, e solo dopo la fusione con la Bergamasca i colori sociali diventano il nero e l’azzurro. Tra gli anni Venti e Trenta, l’Atalanta alterna campionati di Serie A a campionati di Serie B, sfiorando, nel 1933, il fallimento. Si salverà cedendo il talentuoso Ceresoli all’Ambrosiana Inter e grazie una colletta tra sportivi e tifosi. Nel 1937, dopo diverse stagioni nel Campionato cadetto, la Dea torna nella massima serie. Sarà una gioia effimera, perché la retrocessione arriva la stagione successiva. Torna in massima serie nella stagione 1940/1941, cogliendo un inaspettato sesto posto.
Resta in Serie A fino al 1958, ossia per 17 campionati consecutivi, un record ancora imbattuto per i bergamaschi. Dopo un anno di purgatorio, è di nuovo in massima serie, e negli anni Sessanta arrivano anche le soddisfazioni maggiori. Innanzitutto, il primo e unico trofeo in bacheca: la Coppa Italia del 1963, conquistata battendo per 3-1 il Torino, con una tripletta di Domenghini, nella finale secca di San Siro. E poi, l’esordio nelle Coppe Europee: prima quelle ad invito – Coppa Mitropa, Coppa delle Alpi, Coppa dell’Amicizia -, poi la Coppa delle Coppe.
Gli anni Settanta, l’Atalanta li vive in altalena tra Serie A e Serie B, ma il punto più basso della sua storia lo tocca all’inizio del decennio successivo. Alla fine della stagione 1980/1981 arriva la retrocessione in Serie C1. Un inferno che, fortunatamente, dura solo un anno. Il ritorno in Serie A è datato 1984, e nella stagione 1987/1988 segna un record mai battuto a livello europeo. Da finalista – l’anno precedente – della Coppa Italia, persa contro il Napoli già Campione d’Italia, guadagna l’accesso alla Coppa delle Coppe. Lo stesso anno, però retrocede in Serie B. Guidata da Emiliano Mondonico, la Dea arriverà fino alla semifinale. Esce per mano dei belgi del Malines, che poi si sarebbero aggiudicati il trofeo superando in finale l’Ajax. Mai nessuno, giocando dalla serie cadetta, è andato così avanti in una coppa europea.
Nelle stagioni successive, guadagna per due volte l’accesso alla Coppa Uefa, nella stagione 1989/1990 e 1990/1991. Ricomincia il saliscendi, che riporta l’Atalanta in Serie A nel 1995. Nel campionato 1996/1997, Filippo Inzaghi, con 24 reti, diventa il primo atalantino a vincere la classifica di capocannoniere. A cavallo tra la fine degli anni Novanta e l’inizio degli anni Duemila, la Dea vive di continue promozioni e retrocessioni, fino al ritorno, in pianta stabile, in Serie A nel 2011. Da allora, l’Atalanta del presidente Percassi ha fatto passi da gigante, in termini societari e sportivi, e nelle ultime due stagioni è stata prima la sorpresa, poi una reale pretendente al titolo. Il presente, dopo 113 anni di storia, non è mai stato tanto roseo, e chissà che lo Scudetto, mai nemmeno sfiorato, non diventi un obiettivo possibile…