Negli anni del boom del calcio femminile, ripensare alla prima volta in cui una donna ha arbitrato una partita di calcio fa sorridere. E invece, all’epoca, fece storcere la bocca a tanti, tantissimi. Siamo nel 1979, e allora solo l’idea faceva accapponare la pelle in uno sport appannaggio totale degli uomini. Maria Grazia Pinna è una signora di 36 anni, nata in Sardegna ma trasferitasi anni prima in Toscana, a Campi Bisenzio, per seguire il marito pasticcere. Rimasta vedova, con due figli ed un bar da gestire, dopo l’ennesimo torneo dei bar finito male, decide di iscriversi al corso per arbitri della Uisp di Firenze.
La sola iscrizione di Maria Grazia Pinna diventò presto una notizia, almeno per la stampa locale. Quando, nel febbraio 1979, arbitra la sua prima partita, Colonnata-Fiorenza, nella periferia ovest di Firenze arrivano giornalisti da tutta Italia. Un vero e proprio evento, raccontato nei giorni seguenti più con l’ironia per un debutto comprensibilmente insicuro, che con la gioia per una novità epocale. Dopo 42 anni, le donne arbitro non sono più una novità, e la storia si arricchisce e si rinnova sempre con nuove figure. Come Stéphanie Frappart, diventata la prima donna ad arbitrare una partita di UEFA Champions League. O l’ucraina Kateryna Monzul ha arbitrato sia in UEFA Nations League che nella fase a gironi di UEFA Europa League.
Ecco, l’Accadde oggi, nel giorno di San Valentino, lo dedichiamo a Maria Grazia Pinna, anche se la prima partita non l’ha arbitrata il 14 febbraio. La prima di tante, perché la sua grandezza non sta tanto nell’essere stata la prima arbitro donna del calcio italiano, quanto nel non aver mollato. In un’epoca e in un ambiente in cui un arbitro donna era più una curiosità da giornale locale che il segno di una rivoluzione sociale e culturale. Fatta, a mani nude, da una vedova sarda, in Toscana, innamorata di Gigi Riva.