Accadde oggi: l’ultima di Paolo Maldini a San Siro

Accadde oggi: l’ultima di Paolo Maldini a San Siro

Foto Sky

Quello che si chiama “uno sporco affare”. Il 24 maggio 2009 a San Siro si gioca Milan-Roma. Il campionato dei rossoneri è ormai finito, la sconfitta di Udine la settimana precedente aveva matematicamente consegnato lo scudetto ai cugini dell’Inter. C’è solo da mettere al sicuro la qualificazione diretta alla Champions League, e da fare un omaggio. Perché la 37esima giornata della stagione 2008-2009 vede Paolo Maldini scendere in campo per l’ultima volta nello stadio intitolato a Giuseppe Meazza. Lo storico capitano del Milan ha annunciato il ritiro a fine stagione, dopo 25 stagioni e 902 presenze (compresa quella della 38esima giornata a Firenze) in rossonero, e qualcosa come 26 trofei alzati.

La partita è complicata per il Milan di Ancelotti, che alla mezz’ora va sotto per un gol di Riise su punizione. Anche per Carletto è l’ultima da allenatore del Milan a San Siro, il presidente Berlusconi lo fa intuire chiaramente ai microfoni al suo arrivo allo stadio. Il pubblico attende la festa, nonostante tutto. Ogni volta che Maldini tocca palla scatta l’applauso. In fondo, al di là del risultato, è l’ennesima giornata d’affetto della grande famiglia Milan. 70mila persone riempiono San Siro, le sciarpe celebrative sono esposte da ogni tifoso, persino la Roma è scesa in campo con una maglietta omaggiante il capitano.

Eppure San Siro mugugna. Si contesta Berlusconi, colpevole di aver speso poco e male. E la prova in campo dei rossoneri non aiuta. Il primo tempo finisce con un monologo giallorosso, interrotto a sprazzi da Pato lanciato da Beckham. Nella ripresa il Milan cerca il pari, ma la partita si accende solo nell’ultimo quarto d’ora. Una serie di botta e risposta: Ambrosini pareggia al 75′, Menez riporta avanti la Roma all’80’, ancora Ambrosini all’82’ infine altra punizione della Roma, stavolta è Totti a insaccare. All’88 Ambrosini prende un secondo giallo per proteste e viene espulso, Roma batte Milan 3-2.

Il momento della cerimonia è arrivato, con il giro d’onore per Maldini che va a raccogliere gli applausi di tutto San Siro. Ma sotto la Sud l’imprevisto. Qualcuno fischia. Un gruppo fischia. Una parte del tifo organizzato fischia il capitano del Milan. E, il giorno dopo, sotto forma di comunicato firmato Curva Sud, lo rivendicherà.

Maldini non la prende bene. Prende gli applausi e se ne va, Leonardo prova a trattenerlo ma Paolo lo spintona via. Non ne vuole sapere di riti cerimoniali. “Orgoglioso di non essere uno di loro”, dirà.

Maldini non ha mai avuto un buon rapporto con la curva, e nessuna delle parti in causa lo ha mai. Ma non si aspettava uno sgarbo nel giorno del congedo. Complicato ricostruire le radici di questo disamore personale: Milan-Parma del ’98, quando alla penultima di campionato la Sud fece pagare in tutti i modi il 5-0 subito a Roma una settimana prima da quel Milan triste e decimo in classifica. “Maldini non sei tu il capitano”, invocando Baresi, ritiratosi l’anno prima.

Oppure la debacle di Istanbul, quando la squadra fu contestata già all’aeroporto dai tifosi ancora increduli per la rimonta subita. Maldini ebbe per loro parole sferzanti: “Io giocavo da una vita e dovevo chiedere scusa ad un ragazzo di 20 anni? E poi scusa di cosa? Di aver perso una perso una partita giocata in modo straordinario? Per inciso, quella sera il Liverpool ci surclassò a livello di tifo”

Non è mai stato simpatico né viscerale, Paolo Maldini. Preciso, disciplinato, puntuale. Non è il leader delle masse, è l’ufficiale di carriera. Un capitano nel senso più militare del termine. Ma questo non spiega tanto l’astio quasi personale che i direttivi della Sud hanno avuto per lui, icone vivente del Milan. Non mancheranno nemmeno le ipotesi di complotto, la manovra di palazzo ordita dai vertici societari in stretti rapporti con alcuni settori del tifo organizzato. Tutto studiato a tavolino contro di lui, che era il Milan prima di quella dirigenza (e che dopo sarà la dirigenza del Milan). Tant’è che Maldini rimase molto male delle poche parole spese in sua difesa a seguito dell’episodio. E la standing ovation del Franchi, per Fiorentina Milan 0-2 della settimana successiva, non bastò certo a cancellare lo sgarbo.