I miti sono fatti per cadere, ma alcuni resistono per decenni, specie nel calcio, spesso ammantati di una narrativa a dir poco parziale. Come l’imbattibilità dell’Inghilterra, al cospetto della Nazionale italiana, nello storico stadio di Wembley. Durata fino al 14 novembre 1973, quando un gol di rapina di Fabio Capello spezza l’incantesimo, e regala all’Italia una vittoria storica. Specie perché gli Azzurri, dopo i fasti del Mondiale del Messico, erano entrati in una spirale negativa che porterà prima al deludente Europeo del 1972, e poi alla debacle del Mondiale 1974.
In mezzo, nel 1973, si festeggiano i 75 anni della Figc, celebrati con una doppia amichevole di lusso, entrambe contro l’Inghilterra. La prima si gioca a giugno, a Torino, e l’Italia vince 2-0. La seconda a casa loro, anzi, nel loro tempio inscalfibile, Wembley. Se l’Italia vive un momento di passaggio, gli inglesi sono addirittura a pezzi, neanche qualificati per i Mondiali di Germania. È una Nazionale in declino, tanto che per il capitano, Bobby Moore, sarà l’ultimo incontro con i tre leoni.
Davanti, per gli Azzurri, giocano Riva e Chinaglia, che danno vita ad uno scontro epico con i difensori inglesi Mc Farland e Madeley. Per i difensori azzurri gli accoppiamenti sono quelli ampiamente previsti alla vigilia: Spinosi su Clarke, Bellugi su Osgood e Facchetti su Channon. La gara si gioca tutta sullo stesso spartito: Inghilterra che attacca a testa bassa, quasi furente, e l’Italia che gioca come sa, in ripartenza. Zoff, in porta, compie almeno un paio di miracoli, ma la difesa Azzurra, nel complesso, regge l’urto, incassa senza fare una piega.
E l’Italia, all’86’, trova l’acuto, e non è un contropiede, ma un’azione costruita dal basso. Zoff rimette corto dal fondo appoggiando su Riva, bassissimo in quell’occasione, palla a Rivera, che la affida a Capello, il centrocampista della Juve la allarga sull’accorrente Riva, che trova un cross potente dal fondo, respinto da Shilton proprio sui piedi di Capello, che non deve fare altro che depositarla in rete.
Davanti ai 90.000 di Wembley, e sotto una pioggia incessante, nonostante si tratti solo di un’amichevole, si scrive una delle pagine più importanti della storia del calcio italiano. Con una piccola postilla: è vero che si trattava della prima vittoria a Wembley, ma è anche vero che nel mitico stadio londinese gli azzurri avevano giocato una sola volta. Il 6 maggio 1959, senza sfigurare: finì infatti 2-2, si trattava anche in quel caso di un’amichevole, e Brighenti e Mariani risposero a Charlton e Bradley.
In terra inglese l’Italia aveva giocato altre due partite, perdendole entrambe. La prima, guarda caso, il 14 novembre 1934, da Campione del Mondo in carica: ad Highbury finì 3-2 per l’Inghilterra, con la doppietta di Meazza. La seconda il 30 novembre 1949: 2-0 senza storia, davanti al pubblico di White Hart Lane. E il ruolino di marcia, fino a quello strano 1973, era stato simile anche in casa: mai, prima dell’amichevole di Torino del 14 giugno, l’Italia aveva superato l’Inghilterra. Per quanto quella, non solo con il senno di poi, fosse una Nazionale a fine ciclo e senza stelle.