Accadde oggi: l’Italia e la Battaglia di Santiago

(Photo by Keystone/Hulton Archive/Getty Images)

Il 1962 vedeva il Cile come paese organizzatore dell’allora Coppa Rimet, il trofeo in palio per il campionati del mondo di calcio. L’Italia, reduce dalla mancata qualificazione ai mondiali del ’58, era stata sorteggiata proprio nel girone dei padroni di casa, insieme a Svizzera e Germania Ovest.

Un passo indietro. L’assegnazione al Cile dei campionati del mondo del 1962 era stata molto contestata. La delegazione italiana alla FIFA si era espressa in maniera negativa. E, con l’avvicinarsi dell’inizio del torneo, la stampa nostrana fu molto severa nel tratteggiare un quadro del paese. Il Cile nel 1960 aveva subito il disastroso terremoto di Valdivia, causa di milioni di sfollati. E le conseguenze di questo, unite ad un generale quadro di arretratezza economica e culturale, avevano impresso nella mente dei corrispondenti italiani un’immagine fortemente negativa della nazione andina. Sembrava assurdo, ai loro occhi, che il Cile potesse ospitare la Rimet.

Gli articoli della stampa italiana non passarono inosservati in Cile, tanto da provocare un’ondata di sdegno e indignazione nel paese. I media cileni, a pochi giorni dalla partita, rilanciarono i reportage dei colleghi italiani, aumentando ulteriormente il clima di ostilità.

Cile-Italia era gara del secondo turno del Gruppo 2. Nel primo, la Roja si era imposta 3-1 sulla Svizzera, mentre gli azzurri non erano andati oltre lo 0-0 contro i tedeschi dell’ovest. L’arbitro designato fu l’inglese Ken Aston, in sostituzione dello spagnolo de Mendibil, ricusato dall’Italia poiché madrelingua spagnolo come i cileni. Aston, peraltro, aveva già diretto il match di apertura del Cile, ed era considerato uno dei migliori arbitri al mondo.

Il clima della gara fu da subito rovente. Dopo pochi minuti il match degenerò in rissa, a spregio dei garofani bianchi lanciati al pubblico dagli azzurri durante l’ingresso in campo. Mentre lo Stadio Nazionale sommergeva di fischi l’Italia, dopo appena 12 minuti era già accaduto di tutto. Gli azzurri Mario David e Humberto Maschio (oriundo argentino) si erano già scambiati ripetuti pugni e calci con Lionel Sanchez, non visti dalla terna. Il cileno Landa aveva provocato l’espulsione di Ferrini con un brutto intervento, a cui era seguito un violento fallo di reazione dell’azzurro. Ferrini lasciò il campo dopo cinque minuti di discussione veemente, accompagnato dai Carabineros cileni. Il tutto, mentre Maschio veniva di nuovo steso da Sanchez, con tanto di frattura del naso.

David e Sanchez finirono di regolare i propri conti mezz’ora più tardi, dopo una serie di interventi reciproci (regolari e non). L’italiano colpì il cileno con un calcio volante, a “vendetta” del pugno ricevuto pochi minuti prima e sanzionato da Aston con… una punizione per il Cile. David venne espulso, l’Italia all’intervallo rimase in nove e con Maschio intontito e sanguinante in campo.

Di calcio ci fu ben poco, in questa partita che era qualcosa di più simile ad una rissa tra bande rivali. L’Italia tenne botta fino all’ultimo quarto d’ora, fino ai gol di Ramirez e Toro che chiusero la contesa. Questa sconfitta, e la successiva sconfitta dei cileni contro la Germania Ovest, sancirono l’eliminazione degli azzurri al primo turno. Tra polemiche di ogni sorta, contro tutto e tutti.