Dopo tre anni di lavoro, Madrid si prepara ad aprire le porte della nuova casa del Real: il Nuevo Estadio Chamartín. A firmare il progetto è l’architetto José María Castell, e il 14 dicembre 1947 va inscena l’inaugurazione, con un’amichevole tra Real Madrid e i portoghesi del Belnenenses. Per la cronaca, la partita finisce 3-1. La sua progettazione risale al 1944, quando il presidente Santiago Bernabeu ottiene un prestito per l’acquisto dei terreni intorno al vecchio Stadio Chamartin. A giugno, al Palazzo del Circolo delle Belle Arti di Madrid, il plastico di Manuel Muñoz Monetary e Luis Alemany Soler ha la meglio tra i progetti presentati. Ad ottobre iniziano i lavori. Dal 1955 diventa “Santiago Bernabeu”.
Dopo poco più di tre anni il Real Madrid gioca già nel suo nuovo stadio. Che aveva una capacità di 75.145 spettatori, dei quali 27.465 a sedere (7.125 coperti) e 47.500 in piedi (2000 coperti). Negli anni Cinquanta subisce la prima grande ristrutturazione, con l’ampliamento che porta la capacità a 125.000 spettatori. Il Santiago Bernabeu diventa il secondo stadio, dopo Wembley, più grande d’Europa. I Mondiali del 1982 portano con sé la seconda grande ristrutturazione, pagata quasi tutta con i fondi pubblici. La capienza viene ridotta, aumentano i posti a sedere, così come i posti al coperto.
Con il dilagare della violenza ultras, la Uefa a inizio anni Novanta chiede alle società nuove misure di sicurezza, e per il Bernabeu è già tempo di un nuovo, pesante restyling. Che ridisegna il volto del glorioso stadio, con le torri di accesso esterne e il nuovo anello coperto, che raddoppia l’altezza dello stadio, che nel 1994 diventa alto 45 metri, e sarà capace di ospitare 106.000 persone. Nel 1998, i posti diventano 74.328, tutti a sedere, ma nel corso degli anni successivi, tante sono state le migliorie. E tanti i milioni spesi per farne uno stadio moderno, al passo con i tempi, capace di generare milioni di euro di introiti ogni anno.