A molti, il nome di Giuliano Taccola, dirà ben poco. Sono passati tanti anni dal 16 marzo 1969, il giorno in cui il giovane attaccante della Roma muore negli spogliatoi di Cagliari. La sua, è una morte su cui fioccheranno per anni illazioni e punti interrogativi, perché tragica ed improvvisa, ma anche misteriosa. Nato in provincia di Pisa nel 1943, Giuliano Taccola entra nelle giovanili del Genoa nel 1959. Da qui, inizia una carriera che lo porta prima all’Alessandria, quindi al Varese, all’Entella e al Savona. Nel 1996, finalmente, torna a vestire la maglia del Grifone.
Dopo una sola stagione con la maglia del Genoa, in Serie B, Fulvio Bernardini lo consiglia alla Roma, dove Giuliano Taccola esordisce finalmente in serie A, nel 1967. Nel corso della sua seconda stagione nella Capitale, Taccola patisce febbre alta e malesseri che, per i medici della Roma, sono da ricollegarsi ad un soffio cardiaco. Una patologia che consiglierebbe cautela, ma il tecnico Helenio Herrera decide di schierarlo comunque regolarmente. Il 5 febbraio, subisce un intervento di rimozione delle tonsille, che si rivelò tutt’altro che semplice. Dovrebbe restare a riposo assoluto per 30 giorni, ma torna ad allenarsi prima del tempo, finendo le sedute sfinito dalla fatica e dagli antibiotici.
Febbre alta e svenimenti lo accompagnano per tutte le settimane successive, in cui continua comunque ad allenarsi e scendere in campo. Nonostante tutto, è tra i convocati della trasferta di Cagliari, ma dopo l’ennesimo svenimento viene escluso dai titolari e segue il match dalla tribuna. Alla fine della partita, debilitato e febbricitante, prende due compresse di antipiretico, e poco dopo, negli spogliatoi, sviene di nuovo. Questa volta, a causa di un arresto cardiaco: Giuliano Taccola è in fin di vita, i medici di Roma e Cagliari gli praticano a turno il massaggio cardiaco in attesa dell’ambulanza, ma non c’è niente da fare. Quando arriva all’ospedale civile del capoluogo sardo il corpo di Giuliano Taccola è senza vita, stroncato a poco più di 25 anni.