La morte di Nazareno Filippini sulle prime pagine dell'epoca

Nel 1988, il mondo è una polveriera. Il Muro di Berlino cadrà solo l’anno successivo, ma la tenuta dell’Unione Sovietica scricchiola da un po’. Intanto, si celebrano le Olimpiadi di Seoul, le ultime a vedere contrapposte Urss e Usa. I Giochi finiscono il 2 ottobre, ed anche il calendario della Serie A scivola di conseguenza.

Si riparte il 9 ottobre, con il Campionato che torna a 18 squadre e, soprattutto, con i tre stranieri in rosa. Una novità che porto con sé l’arrivo di campioni da ogni parte del mondo e tanti volti nuovi. Alcuni finiti presto nel dimenticatoio, come i bolognesi Demol e Aaltonen, altri hanno fatto la storia, come Rijkaard e Matthäus, arrivati a rinforzare Milan e Inter.

È un’epoca di grande cambiamento, in cui il mondo del calcio deve fare i conti con l’apice della violenza ultras, che trasforma ogni giornata in un bollettino di guerra. Treni devastati, autogrill presi d’assalto e scontri all’arma bianca fuori dallo stadio erano la norma. E quel 9 ottobre, a dare il bentornato al campionato, ci pensarono le frange più violente del tifo interista.

L’Inter gioca ad Ascoli, allo stadio del Duca. L’atmosfera è incandescente sin da subito. Un fumogeno lanciato dal settore ospiti rimbalza su un materasso dell’atletica leggera e provoca un incendio, presto domato. Intanto, si gioca, e i nerazzurri hanno la meglio: 3-1. Al fischio finale, i tifosi ospiti si riversano all’esterno dello stadio, dirigendosi verso i pullman parcheggiati alla stazione di Ascoli Piceno.

C’è un passaggio obbligato, quello sotto la Curva Sud, quella dei tifosi più accesi di casa. Che agli ospiti riservano una fitta sassaiola. Scoppia il finimondo e si accende lo scontro, cercato un po’ da tutti, come ogni domenica. Solo che in quel momento, di lì, passa un tifoso ascolano che nulla ha a che fare con certe dinamiche: Nazzareno Filippini. Il ragazzo rimane a terra, coperto di sangue, colpito ripetutamente dagli ultras interisti. Ad accorgersene è il fratello, che lo porta di corsa in ospedale. Sarà tutto inutile, perché Nazareno entra in coma, e non si sveglierà più.

I funerali di Nazzareno Filippini

Muore il 17 ottobre, il giorno prima si sarebbe dovuto sposare, il giorno dopo la città si stringe intorno alla famiglia per celebrarne i funerali. È e resterà per sempre una macchia indelebile nella storia del tifo italiano.