Premessa doverosa: stabilire con certezza quando sia nata la rovesciata è un’impresa praticamente impossibile. Di sicuro, ancora oggi, è la giocata più spettacolare che si possa vedere su un campo di calcio. Il grandissimo Eduardo Galeano, nel suo “Splendori e miserie del gioco del calcio”, la descriveva così: “Con il corpo sospeso nell’aria, di spalle al suolo, le gambe lanciavano il pallone all’indietro nel repentino andirivieni delle lame di una forbice”. Di sicuro, lo scrittore uruguaiano non ne aveva mai vista una eseguita da Ramon Unzaga. Il calciatore spagnolo, naturalizzato cileno, che per primo, pare, la eseguì nel 1914, nella cornice dello stadio El Morro di Talcahuano.
Non si chiamava, ovviamente, rovesciata, ma “chorera”, dal nome degli abitanti di Talcahuano. La radice, però, rimase legata al Paese andino per anni, tanto che, quando l’attaccante del Colo-Colo David Arellano, in una tournée in giro per l’Europa, nel 1927, si esibì in una magistrale rovesciata, il gesto fu ribattezzato “chilena“. In Uruguay, invece, prende piede il termine “Trizaga”, in onore del suo inventore, Ramon Unzaga. Nel frattempo, in Perù gira una versione diversa. Che farebbe risalire la nascita della rovesciata al 1892, quando, secondo la storiografia del calcio peruviano, era già popolare nel porto di Callao.
Di sicuro, a rendere la rovesciata tanto popolare è stato Leônidas da Silva. Stella del calcio brasiliano degli anni Trenta, fece della “bicileta”, altro termine giunto fino a noi, il suo marchio di fabbrica. Questa volta sì, esiste una data, per quanto difficilissima da verificare. Quella del 24 aprile 1932, il giorno in cui un giovane talento di Rio de Janeiro aveva segnato un gol incredibile, colpendo “di chilena” il pallone. Da quel momento, la rovesciata diventa il modo preferito di segnare di Leônidas da Silva. Formalmente, il primo virtuoso del gesto tecnico a rendere celebre un pezzo di bravura che, quasi un secolo dopo, fa saltare dal seggiolino i tifosi di tutto il mondo.