Accadde Oggi: la maxi squalifica a Paolo Di Canio
È il pomeriggio di sabato 26 settembre 1998, ad Hillsborough si gioca la settima giornata di Premier League tra lo Sheffield Wednesday e l’Arsenal di Tony Adams e Dennis Bergkamp. Sulla carta, è una partita dall’esito scontato. I Gunners, in quegli anni, sono gli unici rivali del Manchster United di Sir Alex Ferguson. Le Blades, invece, vengono da un anonimo sedicesimo posto. Agli ordini di Danny Wilson, arrivato un anno prima dallo Scozia, c’è anche Paolo Di Canio.
Che, nella stagione precedente, aveva avuto un ottimo impatto: 35 presenze e 12 reti. Le cose erano partite benissimo anche nel 1998, con tre reti nelle prime sei giornate, un ruolino di marcia assolutamente benaugurante. Quel pomeriggio, però, per Paolo Di Canio si spegne la luce. Alla fine di un primo tempo bellissimo e ricco di emozioni, esplode il parapiglia in mezzo al campo. La miccia la accende Vieira, ma presto vengono a contatto Di Canio e Keown, certo non due pezzi di pane. Mani in faccia e doppia espulsione. Il fantasista romano non la prende bene, spinge l’arbitro Paul Alcock, che barcolla, inciampa e cade a terra.
Le immagini fanno il giro del mondo. C’è chi condanna senza appello il giocatore, e chi, ancora oggi, ride sotto ai baffi per l’assoluta goffaggine di Alcock. Il risultato, comunque, è una squalifica lunghissima: 11 giornate lontano dal campo. Poco importa che alla fine, con un gol all’89’ di Lee Briscoe, lo Sheffield Wednesday abbia la meglio. Per Di Canio sarà l’ultima partita giocata in maglia biancoazzurra. Alla riapertura del mercato invernale passa al West Ham, dove vive il capitolo più felice della propria vita calcistica.
A Londra, riesce persino a redimersi, con un altro gesto celebre, ma in senso inverso. A Goodison Park, contro l’Everton, è praticamente solo davanti alla porta, ma invece che calciare, prende il pallone con le mai e ferma il gioco. Il portiere avversario, Paul Gerrard, si era appena infortunato uscendo su un cross, e Di Canio regala una perla di fair play a tutto il mondo del calcio.
Nato a Roma e cresciuto nella Lazio, dove tornerà in chiusura di carriera, Paolo Di Canio è uno dei talenti più contraddittori degli anni Novanta. Ha vestito le maglie di Juventus, Milan e Napoli, finendo sempre per andarsene sbattendo la porta. Ha saputo farsi amare da alcuni, e criticare, se non addirittura detestare, da molti. In Inghilterra, e prima ancora in Scozia, ha trovato la dimensione che non ha mai saputo trovare, o almeno non del tutto, in Serie A. Tra i suoi record, quello di avere avuto tre allenatori del calibro di Trapattoni, Capello e Lippi: con i primi due, manco a dirlo, i rapporti sono stati disastrosi…