Ad otto anni di stanza dalla prima volta, un italiano torna a vincere il Pallone d’Oro, il premio di France Football al miglior calciatore europeo dell’anno. È il 22 dicembre 1969, e Gianni Rivera, la fantasia del Milan Campione d’Europa e del Mondo, raccoglie il testimone da George Best. Abatino, come l’aveva ribattezzato qualche tempo prima Brera, è tutt’altro che un talento inconsistente. Gioca nel Milan dal 1960, e ci resterà fino a fine carriera, nel 1979, vincendo tre campionati e due Coppe dei Campioni.
La prima volta di un italiano fu nel 1961, quando a spuntarla fu Omar Sivori, argentino naturalizzato italiano della Juventus. Sul podio del 1969, con solo 4 voti in meno di Gianni Rivera sale Gigi Riva, bomber della Nazionale e trascinatore del Cagliari, che guiderà al primo storico scudetto. Sul gradino più basso, Gerd Müller, che si rifarà l’anno successivo. Per il calcio italiano, ci vorranno altri 13 anni ed un Mondiale, quello del 1982, per convincere France Football. Sarà Paolo Rossi, nel 1982, a raccogliere il testimone di Gianni Rivera.
In mezzo, un altro podio di Gigi riva, al terzo posto nel 1970, un onorevole secondo posto di Sandro Mazzola, nel 1971, dietro a Johan Cruyff, e un altro secondo posto, per Dino Zoff, nel 1973, ancora alle spalle di Johan Cruyff. Anche Franco Baresi, nel 1989, si dovrà arrendere ad un olandese, Marco van Basten. L’anno successivo, meglio di Totò Schillaci fece Lothar Matthäus, capitano della Germania campione del mondo. Nel 1993 il talento di Roberto Baggio sbaraglia la concorrenza, e l’anno successivo sfiora il bis, superato dal bulgaro Hristo Stoičkov.
Dal 1995 il Pallone d’Oro si apre, finalmente, ai calciatori di tutto il mondo, e la concorrenza si fa ancora più agguerrita. L’ultima gioia, per i calciatori azzurri, risale al 2006, quando a vincerlo fu Fabio Cannavaro, davanti a Gigi Buffon, eroi del Mondiale di Germania. Da allora, nessuno è più riuscito a salire sul podio, anche perché, dall’anno successivo è diventato un duopolio tra Messi e Cristiano Ronaldo (quasi) senza soluzione di continuità.