Il 25 gennaio del 1995 ci regala uno degli episodi più iconici del calcio degli anni Novanta. La cornice è quella dell’incontro tra Crystal Palace e Manchester United. Una partita, sulla carta, senza storia. I Red Devils di Ferguson sono in piena lotta per il titolo, mentre i londinesi cercano punti per la salvezza. Anima dello United, per fantasia, tasso tecnico e improvvisazione, è Eric Cantona. Il numero 7, arrivato qualche anno prima dal Leeeds, era senza dubbio tra i giocatori più spettacolari da vedere. Supportato da una personalità a dir poco esuberante. Non è certo un caso che, una volta terminata la carriera calcistica, si sia dato, con un certo successo, al cinema.
Ma torniamo alla Premier League, e alla partita del Selhurst Park, dove a spezzare l’equilibrio, con il risultato fermo sullo 0-0, ci pensa l’arbitro del match, Alan Wilkie. Che, al 48′, estrae il cartellino rosso sotto il naso di Eric Cantona, reo di aver colpito con un calcio il difensore del Palace Richard Shaw. Uscendo dal campo, un tifoso avversario, Matthew Simmons, militante del Fronte Nazionale Britannico, gli urla contro “Vattene nel tuo Paese!”, con tanto di braccio teso. Eric Cantona non ci vede più, e si lancia in un calcio volante sul malcapitato. Il gesto viene seguito da un incredibile clamore mediatico, la stampa mette Eric Cantona alla gogna, e lui, dopo giorni di silenzio, indice una conferenza stampa. In cui dirà soltanto: “Quando i gabbiani seguono il peschereccio, è perché pensano che verranno gettate in mare delle sardine. Grazie molte”.
La Federcalcio inglese non fu tenera, e lo squalificò per 9 mesi. In sua assenza, il Manchester United perse la volata finale per il titolo, superato dal Blackburn Rovers. Il gesto, per quanto violento, è rimasto nell’immaginario collettivo: in fin dei conti, è stata una reazione violenta alla violenza verbale. E Eric Cantona, anche dopo tanti anni, non si è mai pentito di quel calcio volante. “Ho detto in passato che avrei dovuto colpirlo in modo più forte, ma forse domani dirò qualcos’altro. Non posso pentirmene. È stata una bellissima sensazione. Ne ho imparato e penso che anche lui ne abbia imparato. Nove mesi fuori sono stati un lungo periodo e per un po’ ho sofferto, ma grazie a Ferguson abbiamo vinto il double con una nuova generazione”.