Fino alla riforma del 1992, la Champions League si chiamava Coppa dei Campioni e, appunto, vi accedevano solo le squadre vincitrici dei rispettivi campionati. La formula era diversa, niente gironi e turni ad eliminazione diretta giocati su due partite, andata e ritorno. Altra epoca, altra suspense, ed un evento allora assai raro: la sfida tra due squadre dello stesso Paese.
Un’eventualità che, per i club italiani, si palesò per la prima volta il 23 ottobre 1985, allo stadio Bentegodi di Verona. Di fronte, nel secondo turno, ossia gli ottavi di finale, l’Hellas Campione d’Italia e la Juventus detentrice della Coppa dei Campioni. Ne verrà fuori un manifesto del calcio italiano: 0-0, pochissime occasioni e tutto rimandato alla gara di ritorno.
Che si gioca in un Comunale di Torino deserto, con i bianconeri costretti dalla Uefa a giocare a porte chiuse dopo la tragedia dell’Heysel. La finale, vinta contro il Liverpool 1-0, resterà macchiata per sempre dalla morte di 39 tifosi dopo il crollo di una parte della gradinata dello stadio. Tornando al Comunale della città sabauda, la Juve il 6 novembre si impone per 2-0, rigore di Platini e rete di Aldo Serena. Per l’Hellas, la prima ed unica partecipazione alla Coppa dei Campioni finisce qui, per i bianconeri saranno invece fatali i quarti di finale contro il Barcellona. Che, nella finale di Siviglia, si arrenderà ai calci di rigore (sbagliandone quattro su quattro) ai sorprendenti rumeni della Steaua Bucarest.